«Così abbiamo fatto cambiare idea a Whirlpool»

A Cassinetta impiegati e operai in assemblea sindacale per discutere dei termini dell’accordo che ha portato alla firma di venerdì scorso. Tra una settimana il referendum: “Ora tocca ai lavoratori”

Fra una settimana o poco più si saprà se la parola d’ordine del sindacato ha funzionato per evitare di lasciare a casa oltre 2.000 persone che lavorano in una delle più grandi aziende al mondo produttrici di elettrodomestici.

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Whirlpool a una settimana dal voto 4 di 12

Questa parola è unità. Sembra essere questa la ricetta vincente per governare una crisi come quella aperta dal vecchio piano industriale di una multinazionale come Whirlpool.
Unità sindacale, e unità nel Paese.

E’ emerso questo dalla riunione durata tutta la mattina allo stabilimento di Cassinetta di Biandronno, dove è concentrata la produzione in terra varesina della corporation del bianco: è uno degli stabilimenti dove si voterà il referendum per decidere se approvare o meno il piano industriale siglato lo scorso 2 luglio a Roma nella sede del Ministero dello sviluppo economico.

All’assemblea di oggi era presente anche il segretario nazionale della Fim Cisl Marco Bentivogli, uno dei vertici sindacali (c’era anche Maurizio Landini) presenti alla manifestazione di Varese: non più tardi di un mese migliaia di lavoratori sfilavano con l’intento di far cambiare idea al management del gruppo.

Per il leader sindacale, che si è fermato attorno alle 12 ai cancelli dello stabilimento di Cassinetta per rispondere alle domane dei giornalisti, «l’accordo ribalta radicalmente il piano industriale presentato quattro mesi fa da Whirlpool: 2.060 licenziamenti e 4 siti da chiudere. Oggi abbiamo sviluppo, investimenti e lavoro che arriverà anche qui a Cassinetta. I lavoratori hanno compreso che stare uniti e lottare assieme al sindacato è ancora una cosa molto importante. La coesione e l’unità che c’è stata tra lavoratori, e il fatto che siamo riusciti a far rimanere insieme gli stabilimenti del nord e del sud, ha convinto l’azienda a costruire un piano con una forte sostenibilità industriale ma anche con un impatto sociale che non produce esuberi strutturali: la vecchia proposta prevedeva che su tre lavoratori, uno avrebbe perso il posto di lavoro. Oggi non è più così».

«A Cassinetta – ha aggiunto Bentivogli – il mix produttivo va verso l’alto della gamma, si tratta di prodotti per cui occorre maggiore tempo per essere realizzati: ci sarà quindi più lavoro».

Nello stabilimento a due passi dal lago di Varese lavorano 1.300 operai e 800 impiegati e come per gli altri stabilimenti sparsi in altre regioni d’Italia, dalla Campania alle Marche passando per il Piemonte, il quesito che verrà votato il 13 e 14 luglio sarà chiaro: volete approvare o meno l’accordo siglato con l’azienda?

Si voterà a scrutinio segreto. E i risultati arriveranno probabilmente già martedì prossimo in serata o al più tardi mercoledì mattina, il 15. Il sindacato è fiducioso, come ha spiegato Francesco Nicolia, segretario provinciale Uilm: «L’ultima prova sarà il referendum: è il miglior accordo che si poteva fare e siamo tutti convinti che il testo verrà votato».

Ma qual è il clima fra i lavoratori? Come vivono impiegati e operai questa consultazione? Stefania Filetti della Fiom Cgil si aspetta «un risultato positivo. C’è un clima maturo percepito nel corso dell’assemblea di oggi: i lavoratori arrivano da mesi di assemblee e abbiamo spiegato loro passo passo quelli che erano via via sia le difficoltà, sia quei piccoli spazi che sono poi divenuti concreti per modificare il piano industriale. Confidiamo che in questo stabilimento il risultato sarà positivo».

Resta ora aperto il nodo del quartier generale di Whirlpool Emea.
Sempre Bentivogli ha confermato: «L’azienda sta valutando se optare per una ristrutturazione di Comerio, che risulta tuttavia piuttosto onerosa, o trovare un’altra sede per stabilire l’headquarter della multinazionale».

Si è in ultimo toccato anche il nodo dello spostamento del polo logistico dei ricambi che passerà da Cassinetta a Carinaro; il fatto ha destato non poche preoccupazioni per quanto riguarda alcune aziende dell’indotto. Anche su questo tema Bentivogli è stato piuttosto chiaro: «L’ipotesi era quella di trasferire questo servizio in Germania: penso che tenerlo in Italia sia stata una vittoria importante».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 07 Luglio 2015
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