In Lombardia mancano i donatori di sangue. Ma non a Varese
Il presidente di Avis Vincenzo Saturni rilancia l'appello nazionale, una carenza che nei nostri territori è contenuta grazie a un tessuto sociale molto solidale e a un'organizzazione capillare
L’Avis regionale lancia l’allarme: «Per la prima volta da decenni, quest’anno la Lombardia ha registrato un calo per quanto riguarda la raccolta di sangue destinato alle donazioni. E con agosto alle porte la situazione diventerà ancora più critica».
Le difficoltà lombarde, però, non sembrano toccare la nostra provincia che appare un’isola felice: « Rispetto allo scorso anno – spiega il referente provinciale, nonchè presidente nazionale, di Avis Vincenzo Saturni – nei primi sei mesi e mezzo abbiamo raccolto 130 unità di sangue in più».
Il trend positivo si spiega in due modi: « Abbiamo riorganizzato, anni fa, la raccolta costituendo una realtà sovracomunale che raggruppa 22 sezioni varesine e una del comasco. Ci sono 8000 iscritti che vengono regolarmente contattati e coinvolti nel rispetto delle loro esigenze e richieste. Questo modello è vincente anche perché si sviluppa nei piccoli comuni dove il tessuto sociale è più coeso e c’è maggior coinvolgimento. È obiettivamente più difficile arrivare ai cittadini di città grandi come Milano, Roma o Napoli. Anche Varese è meno sensibile rispetto ai centri più piccoli».
Tra gli 8000 iscritti all’Avis sovracomunale ci sono persone di ogni età: « La fascia preponderante è indubbiamente quella 35/50 ma ci sono anche tanti under 30 dove, inoltre, la componente femminile è più alta rispetto alle altre fasce d’età».
Nonostante l’ottima organizzazione e la grande solidarietà, il problema della carenza di sangue rimane alto: « Le donazioni vanno a soddisfare la richiesta dell’azienda ospedaliera di Varese ma anche realtà del comasco. Il surplus viene destinato alle realtà milanese e del pavese e riusciamo anche a inviare sangue fuori regione. Il bisogno in Italia è sempre alto, si parla di circa 8700 trasfusioni in tutt’Italia al giorno. Qui c’è grande sensibilità ma occorre crescere continuamente e trovare nuovi volontari».
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