Quel residence è un delitto paesaggistico, condanna per il costruttore
Per la prima volta un tribunale del nord Italia riconosce il reato condannando ad un anno Giuseppe Farinelli per le costruzioni di via Battisti. Ben 24 appartamenti su 72 sono abusivi
E’ la prima condanna nel nord Italia per il reato di delitto paesaggistico quella comminata lo scorso 9 luglio dal giudice del Tribunale di Busto Arsizio Piera Bossi nei confronti dell’imprenditore di origini calabresi Giuseppe Farinelli. L’accusa ha ottenuto un anno di detenzione nei confronti del titolare della società immobiliare che ha realizzato il contestatissimo residence di via Cesare Battisti a Golasecca, su un’area che era parzialmente tutelata dal Parco del Ticino.
Insieme a lui sono stati condannati a 8 mesi il progettista Luca Balzarini e i titolari delle imprese costruttrici che hanno operato, Biagio Fiore e Tamaro Bocchino. Assolto da ogni accusa Mauro Baggio, accusato di aver favorito gli abusi mentre era a capo dell’ufficio tecnico del Comune di Golasecca e poi licenziatosi per essere assunto dall’impresa di Farinelli.
L’accusa aveva chiesto pene più pesanti ma il tribunale ha giudicato prescritti una parte dei reati contestati agli imputati. Per Farinelli è stata decisa un’ammenda di 400 euro per i mancati collaudi statici delle tre palazzine da 24 appartamenti l’una, e deciso un risarcimento alle parti civili (Comune, Regione e Parco del Ticino) per 10 mila euro ognuna. L’accusa sta valutando se ricorrere in appello per l’assoluzione di Baggio.
Il giudice ha anche stabilito il ripristino dei luoghi in merito agli appartamenti realizzati nei sottotetti dei tre edifici (8 per ogni edificio), sarebbero quindi tutti abusivi e andranno sgomberati e chiusi, quantomeno. Questa decisione creerà sicuramente qualche grattacapo sia al Farinelli, che li aveva in parte già venduti o rogitati, ma anche ai notai che hanno incassato laute parcelle per le compravendite effettuate dai privati.
La vicenda creò molto scalpore nel luglio del 2013 quando i risultati dell’inchiesta vennero presentati dal sostituto procuratore Maria Cristina Ria e dall’Aliquota di Polizia Giudiziaria Ambientale guidata da Davide Corbella. La vicenda processuale si è sviluppata con rapidità ma ha richiesto ulteriori perizie da parte del giudice che ha dovuto districarsi in una materia complessa e poco sondata in Italia. Da qui la prescrizione di alcuni abusi come la realizzazione della piscina e del casotto degli spogliatoi.
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