Luca Ricci in sella sulle strade d’Austria, ricordando Aldo e Mario
Il gallaratese corre oggi ai campionati degli amatori Udace: la sua bici ricorda il padre e il nonno, protagonisti nella storia del ciclismo
Corre su una bici che porta il nome del padre, con una maglia che porta il nome del nonno. Così Luca Ricci – terza generazione in bicicletta – onora oggi in Austria, ai campionati del mondo amatori, la storia della sua famiglia, i Ricci di Gallarate, protagonisti del ciclismo.
Luca Ricci ha 39 anni, imprenditore nel settore commerciale, ha partecipato (si è classificato 15esimo) al campionato del mondo amatori nei dintorni di Innsbruck, in Tirolo, con il Bee & Bike Team guidato dallo zio Carlo Ricci. Dopo alcuni anni lontano dalla bici, è tornato in sella sull’onda dell’emozione per la scomparsa del padre, Aldo Ricci, ciclista gallaratese morto nel 2013. «Sul telaio ho fatto scrivere Aldo Ricci: mio padre mi ha portato alle prime gare, mi ha messo su due ruote fin da piccolo. E ha avuto la forza per andare in bici fino alla fine, anche quando era malato» racconta Luca, oggi impegnato sulle strade austriache. «Con la morte di mio papà, sono andato a rileggere del Mondiale Amatori del 1983», vinto con la maglia della gloriosa S.C. Crennese.
E sulle strade austriache lo accompagna anche il ricordo del nonno, quel Mario Ricci “capostipite” della storia ciclistica, buon corridore negli anni Cinquanta, poi commissario tecnico. «Il nonno ha sempre raccontato le sue corse e su Youtube ho trovato il video della vittoria di Adorni a Imola nel 1967, quando mio nonno era c.t.: una squadra fortissima, che fu lodata anche da Mercks. Adornì vinse con un margine di 9’50” sul secondo, un record assoluto»
Luca Ricci ha seguito le orme di padre e nonno: ha gareggiato per alcuni anni nei dilettanti (proseguendo anche in Francia, dove non vige il limite di 25 anni), poi il ritiro. A riportarlo in sella, si diceva, è stata la scomparsa del padre: «con la morte di mio padre, ho scelto di studiare la nutrizione e l’alimentazione, Anthony Robbins. Nello stesso tempo ho iniziato ad andare in bici, con mio zio Sergio Bianchi, massaggiatore della Nazionale dilettanti. Mi ha portato anche due mesi in Sudafrica, ho iniziato a correre e oggi mi trovo qua». È un ritorno alle corse che è un omaggio alla sua famiglia.
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