Quanto siamo felici? Lo rivela una ricerca dell’Insubria
La ricerca ha impegnato per ben due mesi settanta ragazzi iscritti al secondo anno del corso di laurea di Scienze della comunicazione

Quanto siamo felici? Quanto siamo soddisfatti del nostro stato, dei nostri affetti e delle nostre professioni?Questi gli interrogativi affrontai dall’indagine sociologica “Felicità pubblica e felicità privata” presentata dall’Università dell’Insubria di Varese.
La ricerca ha impegnato per ben due mesi settanta ragazzi iscritti al secondo anno del corso di laurea di Scienze della comunicazione dell’Insubria, in particolare, matricole del corso di comunicazione pubblica e istituzionale diretto dal professor Franz Foti (foto sopra). «A queste domande – ha spiegato il docente – ha risposto un campione di 1519 persone. L’indagine ha interessato 29 città, tra cui Varese, Milano, Como e Reggio Calabria, dislocate in 7 regioni, con un focus speciale sulla Lombardia».
Il questionario, articolato in 7 ripartizioni a risposta multipla e contenente 103 domande, ha ottenuto ben 54.200 risposte. Il 57% del “campione”, d’età compresa tra i 18 e i 90 anni, era composto da donne, mentre il 43%, da uomini.
Alla prima domanda, cioè “che cosa infligge maggiore sofferenza?”, le risposte delle città del nord sono circoscritte tutte in un ambito soggettivo, ovvero la fiducia tradita, mentre per quelle del sud sono riferite per lo più al cattivo funzionamento delle strutture pubbliche.
Tra le situazioni che danno felicità e maggiori soddisfazioni troviamo: la famiglia, l’amicizia e l’amore. Relegate invece nelle posizioni meno significative: il sesso, il denaro e il possesso di strumenti tecnologici, come tablet e smartphone.
La terza ripartizione del questionario: quale di queste condizioni è più dannosa? L’indifferenza e l’egoismo si sono piazzati al primo posto, al secondo l’odio, al terzo l’ipocrisia e l’umiliazione. E su questo punto non ci sono state grosse differenze di percezione tra Nord e Sud.
La felicità non si gioca solo nella sfera privata ma anche in quella pubblica e dunque la domanda relativa al come governare la società del futuro diventa fondamentale in quest’ottica. La parola cambiamento emerge chiaramente nelle risposte al questionario, a dimostrazione che il corpo sociale ha una certa aspettativa rispetto a una svolta da parte della politica . Non basta, dunque, avere un governo stabile e capace, ma serve una guida politica che metta al primo posto il bene dei cittadini. Invece alla domanda quali siano i punti da rafforzare in questo Paese, i cittadini intervistati sia del nord che del sud, hanno indicato le istituzioni legate al welfare: la sanità, l’istruzione, i servizi socio-assistenziali e quelli legati alla salvaguardia dell’ambiente.
La settima e ultima partizione dedicata ai problemi della comunicazione evidenzia chiaramente la necessità di essere informati sui fatti in modo veritiero senza manipolazioni della verità. «Questa indagine – ha concluso Foti – è uno spaccato di una società ancorata ai valori tradizionali».
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