Vincono i bei ricordi nell’ultimo saluto a Giorgio Protasoni

Una cerimonia laica, nella sala consigliare, ha dato l'ultimo saluto a Giorgio Protasoni: protagoniste un'urna, una bandiera rossa, e tanti ricordi

L'ultimo saluto a Giorgio Protasoni

Niente Chiesa, niente “fumo delle candele”, niente formalità. Questa è stata la cerimonia laica che ha accompagnato nella sua “ultima casa” nel cimitero di Casale Litta Giorgio Protasoni.

Centinaia di persone hanno affollato la sala consigliare del comune per dare l’ultimo saluto a Giorgio: da segretario Cna, da “battitore libero” della Politica appassionato e costante, ma soprattutto da uomo.

E’ la persona sempre vicina, attenta, che “non sapeva dire di no” quella che tutti vogliono ricordare nella cerimonia laica che ha visto protagonista un’urna, una bandiera rossa, e i ricordi di chi ha osato avventurarsi a raccontarli, tra grande commozione e persino qualche sorriso.

Il primo a parlare è stato il sindaco di casale Litta, Graziano Maffioli, che ha ricordato come Protasoni sia stato per anni in opposizione a lui: «Non dimentico le notti qui in consiglio per discutere sulle sue interrogazioni». Ma ha ricordato anche come il logo della lista civica che l’ha reso sindaco sia stato proprio da lui disegnato, «perchè anche se eravamo su posizioni anche profondamente diverse, ci accomunava la stima e la passione per la politica, che oggi sembra scomparsa».

Una stima che ci tiene a sottolineare anche Rocco Cordì, compagno dei tempi del Pci, che di Giorgio vuole “Ricordare la sua impazienza”: «Ci eravamo appena ritrovati su facebook, dopo qualche anno, e da li con la sua solita forza d’animo mi proponeva di aprire una “sezione virtuale” di partito, di muoversi per scuotere le coscienze. Non sapevo nè che fosse andato in Spagna, nè che fosse malato».

In quel luogo di confronto civico, per un giorno divenuto tempio del ricordo,  si sono poi avvicendati in molti, per ricordarlo: da Dino de Simone, ora candidato alle primarie varesine ma ai tempi in cui si sono conosciuti era un giovane appassionato di politica a cui «Giorgio apriva i nostri orizzonti e magari ci risolveva anche le piccole cose, come sistemare un volantino».

Jane Bowie, che ora in molti conoscono attrice, e che di lui ricorda come «Arrivata a Casale Litta, giovane madre, con figlio di 18 mesi. io e mio marito non conoscevamo nessuno in paese e io ero lontanissima da casa, l’Inghilterra. Giorgio ci ha letteralmente adottato, e quando si è presentato a Natale con un sacco di doni per i miei tre figli, è diventato per loro, definitivamente, Giorgio Babbotale».

O anche Luigi Ambrosio, giornalista di Radio Popolare, che ha ricordato che «Arriviamo tutti da uno stesso focolare, di cui Giorgio era parte viva: non so ancora come questo si possa mantenere o onorare, ma ci dobbiamo provare».

E infine anche a Roberta Tajè, direttore di Cna Varese, che ha conosciuto Protasoni: «Quando lui era nella posizione in cui sono io ora: è stato lui a farmi il colloquio, e lui mi ha assunto. Era una persona capace di grandi visioni e dialettica, incantava quando parlava. Era avanti, spesso era troppo avanti: ciò faceva si che i suoi progetti fossero scambiati per sogni impossibili. Non lo erano: erano solo troppo moderni».

L'ultimo saluto a Giorgio Protasoni

Ma a rimanere nella memoria sono i ricordi piccoli, quotidiani: come quella della figlia Marina, alle prese con la “prova tacchi” imposta a dieci anni da suo padre, perchè “quando dovrai essere una signora coi tacchi, sarai già pronta” , o «Quando lui si è travestito da Befana per i miei bimbi: accompagnato in macchina da suo figlio, per i cento metri che dividevano casa sua dalla mia, perchè non voleva che lo vedessero così. Lui, naturalmente, i cento metri li avrebbe fatti a piedi, parrucca bionda compresa».

Un funerale che si è concluso con un ultimo tocco in “stile Giorgio Protasoni”: un “corteo non autorizzato” (non uno formale cioè, con la macchina fumè o l’incenso, ma una camminata collettiva aperta dalla sua urna portata dalla famiglia) che lo ha portato dal municipio al cimitero di Casale Litta.

L'ultimo saluto a Giorgio Protasoni

E il momento della sepoltura affidato a un pianoforte – suonato da Andrea Manenti, nipote, musicista e videoproducer – che ha intonato alcune delle più belle canzoni di De Andrè (come “La guerra di Piero”) e persino una originale versione di Bella Ciao, per dare a Giorgio il più bello dei saluti.

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 05 Novembre 2015
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