“Christian e Giorgia”, la leucemia si combatte anche con i libri

Armido Malvolti ha raccontato la storia del nipote Christian, colpito dalla leucemia ad appena 4 anni. Un libro che affronta in un modo diverso e per certi versi rivoluzionario l'impatto con questa malattia

leucemia infantile

L’autore ha concluso di recente la stesura del libro: sono passati pochi giorni da quando Armido Malvolti ha “salvato” sul suo computer le ultime pagine di “Christian e Giorgia” (Helicon). La pubblicazione di quello che è stato per mesi il suo impegno letterario non aveva come meta l’inizio della buona stagione dell’editoria, quella natalizia.

Non voluta, è comunque una coincidenza positiva, che inoltre ha avviato un’altra catena di solidarietà sul fronte della lotta alla leucemia: il primo anello è dello stesso Malvolti che ha rinunciato a qualsiasi compenso. Il libro è un vero dono alla comunità come strumento di conoscenza ed esempio di informazione nel segno di semplicità e chiarezza sbalorditive, oggi non frequenti negli oceani della scrittura.

Christian e Giorgia” è una sorta di reportage dalla prima linea della sofferenza dei bambini: ha notevole credibilità scientifica , resa comprensibile a tutti anche grazie alle straordinarie doti di comunicatore dell’autore. Malvolti, ha rappresentato fedelmente e con efficacia situazioni e personaggi del mondo d’amore che circonda i piccoli ammalati di leucemia ai quali per di più egli ha dato la parola.

Un mondo dove i medici, le famiglie, i benefattori e le stesse istituzioni lottano con determinazione contro una delle più insidiose malattie. Malvolti prima di raccontarlo questo mondo lo ha vissuto in diretta, come zio di Christian, bimbo ammalatosi a 4 anni, e della sua sorellina Giorgia.

Il libro è costruito su un diario della mamma di Christian per quanto riguarda gli inizi della malattia, poi sulle confidenze dei due fratellini allo zio, di quelle dei loro genitori e su una serie di preziosi opinioni e indicazioni di medici. Realizzare un libro “leggibile” su dei pilastri di tristezza poteva sembrare tempo perso o un esercizio di retorica, Malvolti invece è riuscito a modellare una storia avvincente, con toni e misura decisamente laici, distaccati dalle trappole dei sentimentalismi, cogliendo nei due nipoti quel massimo di franchezza e sincerità che ci dice spesso quanto siano maturi e veri ragazzini che ci ostiniamo a trattare come bambini piccoli.

Con la vicenda narrata siamo a Modena, ma una realtà identica da anni esiste a Monza grazie anche alla famiglia Verga di Varese, che perse per una leucemia una bimba bellissima, Maria Letizia. A Mustunate nel mese di maggio ogni anno la piccola viene ricordata con una grande festa alla quale partecipano anche medici e rappresentanti dell’ospedale monzese, oggi riferimento internazionale.

La storia di Christian è a lieto fine, un motivo in più per considerarne la narrazione anche un dono di speranza, un’occasione di ulteriore coinvolgimento per coloro che guardano alla solidarietà come motore della vita di altri e considerano con pienezza umana e culturale la condizione odierna dei bimbi , per i quali troppo poco si fa in diversi paesi dei vari continenti.

La vicenda di Christian e Giorgia è anche un prezioso contributo alla nostra crescita di attenzione sia per quanto riguarda la leucemia che colpisce i bambini, sia per gli aspetti psicologici e sociali della partecipazione dei famigliari alla fase terapeutica.Anche questo fattore è stato evidenziato dallo scrittore reggiano raccogliendo le testimonianze dei genitori dei ragazzini, splendide persone. Il libro è scorrevole e avvincente come un romanzo, è una grande intervista che ne contiene altre, tutte ad alta genuinità, trasparenti.

Per mestiere ne ho lette e fatte moltissime di interviste, Armido Malvolti non ha mai preso in considerazione la possibilità di condizionare con opinioni personali i racconti, le confidenze dei nipoti, ha voluto entrambi sempre tranquilli padroni della scena, ha scavato nei loro cuori con delicatezza e semplicità trovando tesori di sensibilità davvero impensabili per chi è distante, per vari motivi, da coloro che si affacciano alla vita.

Il libro in Emilia ha già suscitato grande interesse anche a livello istituzionale e chi si occupa di sanità, famiglia e scuola ne ha infatti colto subito il poderoso potenziale comunicativo e la portata sociale del contenuto.

Armido Malvolti, da giovane non aveva tra le priorità la carriera di scrittore anche perché erano altri gli obiettivi che i tempi e le esigenze della vita gli imponevano. Lo abbiamo conosciuto alle sue prime importanti esperienze letterarie come portatore di un pensiero, di una cultura lontani dalla sfera di coloro che magari campano per anni sul successo di un loro libro. Ha continuato volendo essere sempre se stesso, trasformando così piccole storie in veri eventi culturali. E sempre valorizzando la sua gente, la sua terra.

La diffidenza dell’ambiente medico quando egli ha chiesto collaborazione per raccontare la vicenda di Christian la dice lunga sui fallimenti totali di tante analoghe iniziative. Immensa la sorpresa dei sanitari leggendo le prime pagine perché era un modo diverso, rivoluzionario, di impattare problematiche difficili; il libro era anche una innovativa forma di collaborazione con gli uomini di scienza e un modo per far conoscere i centri di cura.

La semplicità e lo spessore umano di Malvolti emersi costantemente ancora una volta nel racconto, il suo tradizionale rispetto delle regole, in particolare quando l’argomento richiede genuinità assoluta, sono alla base anche di questo suo ultimo impegno letterario dai grandi risvolti sociali.

“Christian e Giorgia” merita attenzione anche a Varese, dove non si spegne il ricordo di Maria Letizia Verga e dove giovanissime vite che sembrano spezzate ritornano tra noi grazie anche all’impegno di solidarietà di famigliari, volontari e cittadini che non fanno mai mancare il loro appoggio a chi combatte la buona battaglia per la salute e la serenità del prossimo.

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Pubblicato il 09 Dicembre 2015
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