La storia di Margherita Asta: “Così la mafia uccide gli innocenti”

E' sopravvissuta alla strage di Pizzolungo in cui la mafia tentò di uccidere il magistrato Carlo Palermo con un'autobomba. A 30 anni di distanza racconta agli studenti la barbara uccisione della madre e dei due fratelli

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Margherita Asta ha la voce tremante ma lo sguardo fiero mentre racconta ai ragazzi delle scuole medie di Rescaldina e di Arese, nell’auditorium comunale, la sua storia: perdere due fratelli e una mamma all’età di dieci anni a causa di un attentato mafioso contro un magistrato. Sono passati quasi 31 anni da quel 2 aprile del 1985 quando un’autobomba piazzata sulla strada che da Pizzolungo porta a Trapani, esplode e si porta via buona parte della sua vita. Oggi, mercoledì, la sua storia è entrata nelle vite di un centinaio di ragazzi tra i 12 e i 13 anni grazie all’incontro organizzato dall’assessore alla Pubblica istruzione Elena Gasparri, dalla Tela e da Libera Lombardia.

«Trovarono una macchia di sangue su un muro a 200 metri di distanza dal luogo dello scoppio, era il corpo di uno dei miei due fratelli, Giuseppe e Salvatore, che all’epoca avevano solo sei anni e stavano andando a scuola in auto con mia madre Barbara». Lei si salvò per puro caso «quel giorno Salvatore e Giuseppe mi fecero fare tardi per un litigio tra di loro e io chiesi un passaggio ad una vicina di casa per raggiungere la scuola – ha raccontato – questo bastò per salvarmi la vita».

Barbara, Giuseppe e Salvatore fecero da scudo, con la loro auto, al magistrato Carlo Palermo, vero obiettivo dei mafiosi perchè stava indagando sul traffico di eroina e armi dalla Turchia alla Sicilia, un’indagine che portò alla scoperta della raffineria di droga di Alcamo, 22 giorni dopo la strage di Pizzolungo.

L’auto blindata di Palermo e quella della scorta al seguito superarono la macchina di Barbara proprio nel momento esatto in cui l’autobomba venne fatta esplodere. Chi azionò il pulsante non si fece intimorire dal fatto che persone innocenti si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Quella mamma e i due bambini oggi fanno parte della lista di oltre 900 nomi di vittime innocenti della mafia.

Nel 2002 Totò Riina e Vincenzo Virga vennero condannati all’ergastolo come mandanti dell’attentato e la stessa pena venne commutata nel 2004 anche a Baldassare Di Maggio mentre Antonino Madonia venne assolto. Tuttavia restano ancora oggi sconosciuti gli esecutori materiali della strage.

Tra i ragazzi silenzio e commozione durante il racconto di Margherita, donna coraggiosa che oggi racconta la sua storia nelle scuole e negli appuntamenti organizzati dalla rete di associazioni vicine a Libera. Lo ha fatto anche a Rescaldina, luogo di riscatto della società contro l’imposizione mafiosa grazie alla riconversione di un ristorante confiscato alla ‘ndrangheta, diventato l’osteria sociale La Tela.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 13 Gennaio 2016
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