Il nuovo Museo di Clivio sarà il cuore del sito Unesco
Il nuovo museo sarà inaugurato prima dell'estate e sarà anche centro di ricerca e Visitor Center del sito Unesco del Monte San Giorgio
Il nuovo Museo Insubrico di Storia Naturale di Clivio sta prendendo forma giorno dopo giorno e nel giro di pochi mesi sarà pronto per accogliere visitatori, studiosi e scolaresche. Si lavora alacremente nell’ex Casa Maria Ausiliatrice che ospiterà il nuovo importante polo museale della provincia di Varese, che diventerà presto il cuore scientifico e visitor center del sito Unesco del Monte San Giorgio.
“Stiamo allestendo le vetrine che accoglieranno i 10mila pezzi della collezione – spiega il sindaco di Clivio, Ida Petrillo – e per la fine di febbraio questa fase dovrebbe essere conclusa. E’ stata una dura battaglia contro la burocrazia, l’incertezza dei finanziamenti e tante altre difficoltà, ma possiamo dire che questa volta ci siamo. Se tutto va bene lo potremo inaugurare prima dell’estate“.
Il nuovo Museo con i suoi 600 metri quadri disposti su tre livelli, offrirà finalmente uno spazio adeguato alle collezioni di minerali e fossili dei musei di storia naturale di Induno Olona e Luino, da tempo chiusi, e grazie alla collaborazione con l’Università di Milano, diventerà anche un centro studi, in grado di ospitare ricercatori ma anche studenti grazie ad una parte residenziale ricavata all’ultimo piano dell’edificio.
La struttura, di proprietà del Comune di Clivio, è stata sistemata grazie ad un finanziamento della Legge 77 e con il sostegno e la collaborazione della Comunità montana del Piambello e del Monte San Giorgio, e sarà aperta su prenotazione, con il supporto di un gruppo di guide specializzate e già formate nell’ambito dei progetti per la valorizzazione del sito Unesco, che oggi fanno capo al polo di Melide.
Attorno al Museo un grande parco che il Comune vuole trasformare in Giardino botanico.
Il Monte San Giorgio è da annoverare tra i più importanti giacimenti fossiliferi al mondo del Triassico Medio, un’epoca geologica compresa tra 247 e 237 milioni di anni fa. I fossili di questa montagna, noti per la loro varietà e per l’eccezionale stato di conservazione, sono stati portati alla luce e analizzati a partire dal 1850 da paleontologi svizzeri e italiani.
Il riconoscimento internazionale di questo giacimento è stato confermato dalla sua iscrizione nella Lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco, avvenuta nel 2003 per il versante svizzero e nel 2010 per quello italiano.
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