A Marco Manfrinati custodia cautelare in carcere a Varese per il procedimento in cui è accusato di stalking

Il giudice: “La misura del divieto di avvicinamento si è mostrata del tutto sproporzionata per difetto a fronteggiare l'esigenza cautelare"

Generico 13 May 2024

La custodia cautelare in carcere, l’«arresto», chiesto ai tempi (un anno fa) dal pubblico ministero per un procedimento per stalking, alla fine è arrivato, con ordinanza del giudice di Varese Luciano Luccarelli, il 10 maggio.

Ma solo dopo che Marco Manfrinati, 40 anni, contravvenendo alla misura del divieto di avvicinamento disposto dal giudice nel giugno 2023 ha colpito con un coltello la sua ex moglie Lavinia Limido riducendola in fin di vita, e ucciso l’ex suocero intervenuto per salvare la ragazza, Fabio Limido, freddato fuori dalla sua azienda. Un fatto se sembra un paradosso, e che segue tuttavia gli schemi della legge: solo alla manifestazione di un atto violento la misura cautelare è stata aggravata nella sua forma più forte, cioè la totale privazione della libertà dell’indagato.

Un sistema che – come ha ricordato il presidente del tribunale di Varese, il giudice Cesare Tacconi qualche giorno fa senza entrare nel merito della vicenda –  è improntato sulla gradualità: «Il nostro ordinamento è orientato nel senso di richiedere la massima misura proprio quando non c’è spazio per altre, quando tutte le altre misure non sono sufficienti».

L’assenza di una misura cautelare personale più forte – la custodia cautelare in carcere, o l’applicazione del “braccialetto elettronico“ per il quale nel nostro sistema a quanto pare non sono presenti risorse economiche sufficienti per considerarne l’applicazione in tutti i casi per i quali potrebbe venir richiesto – era stata già una settimana fa denunciata da amici di famiglia dei Limido nelle primissime ore seguite all’omicidio e al tentato omicidio, e poi il giorno dopo, e nei giorni seguenti dall’avvocato Marta Criscuolo, madre di Lavinia e moglie di Fabio Limido: «Questo Stato non garantisce abbastanza le vittime», aveva detto.

Ora l’ordinanza è stata disposta dai magistrati di Varese, a fronte della nota trasmessa dalla squadra Mobile della questura di Varese trasmessa il 10 maggio, «considerato che quanto accaduto il 6 maggio esprime, in primo luogo, l’urgenza di rivalutare l’esigenza cautelare posta a fondamento della misura generica – ossia il pericolo di reiterazione del reato – acuitasi in modo allarmante sino a giungere ad esiti fatali». E che poi «deve prendersi atto di come la misura cautelare del divieto di avvicinamento si sia mostrata del tutto sproporzionata per difetto a fronteggiare la predetta esigenza cautelare, stante la necessaria libera adesione che il suo destinatario avrebbe dovuto prestare ad essa». Dunque «la misura idonea a fronteggiare la predetta esigenza cautelare», e «solamente quella coercitiva».

Cioè il carcere, dove ad oggi già si trova Marco Manfrinati.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 13 Maggio 2024
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da lenny54

    Due anni fa a Torino un extracomunitario era stato incarcerato per aver rubato degli auricolari in un negozio, preso in flagranza. Rimasto in carcere si era poi suicidato. E qui, c’era la possibilita’ che venissero concessi gli arresti domiciliari dopo aver ammazzato e ferito persone? C’e’ qualcosa che non va nel nostro sistema legislativo!

  2. PaoloFilterfree
    Scritto da PaoloFilterfree

    Oltre al danno, la beffa. Sarà anche l’ordinamento giudiziario: ma quello italiano…

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