Pinuccio degli acquedotti, l’uomo che fa bere il suo paese

Sessantaquattro anni e pensionato: notte e giorno tiene sotto controllo livelli e portata dei quattro bacini idrici del comune, fra i primi ad informare la popolazione dei rischi di un uso improprio dell’acqua

Rancio Pinuccio degli acquedotti

Dietro le fortune di Rancio Valcuvia in fatto d’acqua ci sono due uomini. Uno è famoso, si chiamava Benito e fece costruire nel 1936 il bacino di captazione da 200 mila litri a Bignes, il nome che da queste parti viene dato ai prati che stanno sotto al monte San Martino.

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Come gestisce l’acquedotto un piccolo comune 4 di 8

L’altro signore, che nulla centra con il primo, si chiama Giuseppe Bernasconi, che dietro un paio di baffi grigi e gli occhi ben attenti sul monitor, tiene sotto controllo il livello dei quattro bacini idrici di Rancio. Si porta il portatile a casa, da dove controlla anche la sera i livelli, la clorazione e i valori dei consumi. Non a caso, dopo un caffè e quattro chiacchiere è stato battezzato come Pinuccio degli acquedotti.

Lo abbiamo incontrato assieme al sindaco Simone Castoldi e all’assessore Piergiorgio Parini negli uffici del comune che fra i primi ha lanciato l’allarme ai suoi cittadini: “Consumate poca acqua o si mette male”.

Nessuna ordinanza, solo un avviso. «Anche se a volte serve a poco», come conferma il sindaco: «Nei periodi di siccità, quando l’acqua manca, non è certo un’ordinanza che la fa tornare».

E qui entra in gioco Pinuccio degli acquedotti. Dopo una vita passata in Svizzera a lavorare come perito chimico, ora tiene fra le due mani le redini delle acque pubbliche di Rancio. Ad ogni ora verifica la situazione delle riserve di “oro bianco” che vengono sottoposte mese per mese a due controlli di laboratorio, dell’Asl e di una società privata individuata da Comunità Montana, controlli che hanno l’obiettivo di attestare non solo la potabilità ma anche la bontà di ciò che esce dal rubinetto. Pinuccio si occupa anche della clorazione e della verifica di eventuali perdite. È difatti vero che Rancio ha espresso in largo anticipo la preoccupazione per le quantità d’acqua a disposizione dei 942 abitanti, ma lo ha fatto alla luce di un sistema idrico che funziona, e che si perde poco per strada.

«L’acquedotto è di nostra proprietà – spiega Castoldi – e le perdite della nostra rete, dalla fonte al rubinetto sono inferiori del 10%» contro il 32% della rete nazionale: in Italia più di tre litri d’acqua ogni 10 che escono da pozzi e sorgenti, vanno persi (Fonte Censis).

«Vede? Qui escono due litri al secondo» spiega nel frattempo Pinuccio che tiene d’occhio anche gli altri tre bacini, di Polla, Fontanone e Pierine: su ognuno di questi piccoli immobili è presente un’antenna radio che trasmette i dati in diretta al computer. Uno schermo pubblico è posto proprio dietro il banco del municipio, il “front-office” del comune: «Così i cittadini, quando entrano, si rendono conto subito di qual è la situazione», spiega il sindaco.
I primi dati preoccupanti sulla portata dell’acqua si sono registrati venerdì scorso, quando i bacini erano attorno al 35%, con un abbassamento della pressione nel sistema. Però l’acqua nelle tubature c’era, anche se un po’ meno “forte” del solito.

In paese c’è un’importante azienda che produce gelati e ha nell’acqua una delle sue materie prime, la “A-27”: ha a disposizione un bacino autonomo di 40 mila litri che in caso di carenza idrica verrà riempito, in modo da evitare un aggravio sulla portata dell’acquedotto pubblico. Non esiste, a Rancio, inoltre, la questione dell’incremento di residenti in particolari periodi dell’anno: i villeggianti da tempo sono spariti.
Per questo tutti guardano fuori dalla finestra aspettando che l’acqua arrivi, ma non troppo forte «altrimenti fatica a filtrare nel terreno, e siamo daccapo».
Tutti tranne uno: Pinuccio, che sa dove posare lo sguardo.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 02 Febbraio 2016
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