La campagna elettorale ha ignorato gli ospedali
L'ex primario di fisica sanitaria Leopoldo Conte lamenta l'abbandono, da parte delle forse politiche, dei suoi ospedali con le pesanti conseguenze oggi evidenti
Nei giorni che hanno preceduto l’elezione del Sindaco di Varese non mi risulta che ci sia stato un ampio dibattito sui problemi degli ospedali varesini ( Circolo e del Ponte).
Eppure, nei decenni trascorsi, dopo la scomparsa dall’area varesina di importanti insediamenti industriali (cartiere, concerie, Aermacchi etc.) e di tutto l’indotto che ruotava intorno a tali insediamenti, l’interesse della città nei confronti della “Azienda Ospedaliera e Universitaria Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi” non sarebbe dovuto mancare.
Qualcuno tra i bene informati mi farà presente che da anni la Sanità è di competenza regionale. Rispondo che questo non avrebbe dovuto impedire ai politici locali di far sentire la voce dei cittadini di Varese che, se mi è consentito sottolinearlo, sono indubbiamente parte in causa per quanto riguarda la tutela delle propria salute.
A Como e a Legnano credo che negli anni passati i politici locali abbiano avuto un peso nella decisione di costruire “altrove” le nuove strutture ospedaliere evitando in questo modo quello che si è verificato e si sta verificando a Varese.
La scelta ormai irreversibile di realizzare nuove strutture ospedaliere all’interno degli spazi occupati dalle strutture esistenti ha impedito, a mio parere, di operare scelte che consentissero di razionalizzare le attività ospedaliere varesine evitando sprechi e duplicazioni.
Da parecchi anni le aree occupate dall’ospedale di Circolo e dall’ospedale del Ponte si sono trasformate in cantieri la cui funzione è sembrata consistere essenzialmente nell’abbattimento delle strutture esistenti per realizzare all’interno nuove costruzioni.
Sembra che l’adeguamento e la manutenzione dell’esistente non siano obiettivi interessanti per chi in passato ha deciso di trasformare in cantieri le strutture ospedaliere.
Si tratta di una situazione che rischia di essere un dato permanente ancora per parecchi anni, soprattutto per l’Ospedale di Circolo all’interno del quale gli utenti sono costretti a rivolgersi a volontari o a dipendenti ospedalieri per conoscere la localizzazione dei servizi e dei reparti, essendo la relativa segnaletica in continuo divenire.
Aggiungo che da quando la manutenzione ordinaria degli impianti e delle apparecchiature elettromedicali è prevalentemente affidata a ditte esterne si notano carenze manutentive che non si riscontravano quando tali compiti erano affidati a dipendenti ospedalieri strutturati. Dubito che a tali scelte corrisponda un reale vantaggio economico per l’ azienda ospedaliera.
Per quanto riguarda in particolare l’Ospedale di Circolo la scelta di costruire il nuovo ospedale nell’area del vecchio ospedale ha avuto come conseguenza, a mio parere, che nelle aree circostanti si sono insediati nuovi edifici, un ipermercato, strutture bancarie , studi medici a carattere privato, negozi di articoli sanitari e parcheggi con conseguente intasamento permanente di tutta un’area comunale compresa tra i due ospedali.
Lo stesso ospedale di Circolo, al suo interno è stato trasformato in parcheggio a pagamento mentre per quanto riguarda l’ospedale del Ponte mi sembra che il problema dei parcheggi sia ancora in fase di definizione.
Nel frattempo l’Ospedale di Circolo, che nella Regione Lombardia era uno dei più importanti presidi della sanità lombarda, ha subito un declassamento da struttura di riferimento regionale a struttura di interesse locale.
In questa situazione che perdura da anni non potevano mancare ricadute anche sul piano organizzativo e della qualità delle prestazioni sanitarie di cui pagano le conseguenze i cittadini.

A causa di ciò ho l’impressione che le strutture ospedaliere varesine abbiano perso in questi anni la capacità di essere attrattive sia nei confronti degli operatori della sanità più qualificati sia nei confronti dei pazienti che sempre più sembrano avere la tendenza a rivolgersi ad altri ospedali dell’area milanese.
Nel passato l’importanza a livello regionale delle strutture ospedaliere varesine è dimostrata anche dagli insediamenti universitari convenzionati con l’Università Milano, negli anni ’60 con Bellora presidente dell’ospedale di Circolo, per le specialità di Medicina Nucleare e di Radioterapia e successivamente, con Valcavi presidente, con L’Università di Pavia per il convenzionamento di altre specialità mediche e l’insediamento a Varese dei corsi di laurea di Medicina e Chirurgia e di Odontoiatria che anticipò la costituzione di una università autonoma, l’Università degli Studi dell’Insubria, dotata di corsi di laurea in diverse discipline, di scuole di specializzazione e di centri di ricerca con sedi a Varese, Como, Busto Arsizio e Saronno.
Negli anni successivi quando l’Ospedale di Circolo di Varese era ancora uno degli ospedali più importanti e qualificati della Regione Lombardia il Presidente dell’Ospedale di Circolo era un varesino doc, il comm. Dante Trombetta, e il Consiglio di Amministrazione era composto da rappresentanti varesini di varie appartenenze politiche, nominati dal Comune e dalla Provincia. Mi rendo conto che tutto è cambiato in questi anni e che la proposta di un ritorno al passato può apparire addirittura ridicola. Ma credo che non sia ridicolo ricordare a chi rappresenta il Comune di Varese che i problemi dell’organizzazione e dell’assistenza ospedaliera di Varese non sono una faccenda che riguarda soltanto l’Assessorato alla Sanità della Regione Lombardia e i dirigenti a contratto privatistico che la Regione ha deciso di destinare a Varese, ma sono problemi di tutta la cittadinanza di Varese sia per quanto riguarda gli aspetti strettamente sanitari sia per quanto riguarda gli aspetti organizzativi e l’impatto che questi possono avere sulla città.
Leopoldo Conte (leggi l’ultima intervista prima della pensione)
P. S. Sono nato il 7 agosto 1939 all’Ospedale di Circolo di Varese. I miei figli Paola e Giovanni sono nati rispettivamente nel 1966 e nel 1970, con parto cesareo senza complicazioni, presso i reparti di maternità dell’Ospedale di Circolo di Varese.
Tanti varesini, come me e i miei figli, sono felicemente venuti al mondo presso i reparti di maternità dell’Ospedale di Circolo di Varese.
Perché nessuno ha pensato al “Circolo del Sorriso”?
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