Il “ragazzo che atterra gli uomini”, dalla Valcuvia all’oro olimpico

La storia di Enrico Porro, nato a Lodi da famiglia di Cuvio, che nel 1908 sbaragliò la concorrenza nella lotta greco-romana

enrico porro lotta olimpiadi 1908

C’è una storia olimpica che risale a oltre un secolo fa ma che merita di essere narrata, almeno nel nostro territorio, anche se per l’anagrafe il protagonista è nato a Lodi Vecchio.

Correva l’anno 1908, e ai Giochi Olimpici organizzati a Londra nacque il drammatico mito di Dorando Pietri, vincitore non riconosciuto della maratona. Pietri era conterraneo di Enrico Braglia, il ginnasta modenese che in quell’edizione conquistò uno dei due ori andati all’Italia. L’altro titolo olimpionico fu appannaggio del protagonista della nostra storia, Enrico Porro, specialista della lotta greco-romana.

Nato nel lodigiano, Porro ci interessa da vicino perché originario di Cuvio da dove il padre Luigi era partito con la moglie (Maria Maggi, altro cognome della zona) per andare a gestire un ristorante a Porta Ticinese. E da Cuvio partì per lo stesso motivo anche Virgilio Savini, che fondò il celeberrimo locale nel cuore della Galleria Vittorio Emanuele.

In quel 1908 Porro – che non ha mai dimenticato le sue origini valcuviane – aveva 23 anni e muscoli possenti, affinati da qualche rissa di gioventù, dal lavoro sulle navi dove si era imbarcato come mozzo, dall’arruolamento di leva in Marina, ma anche dagli allenamenti in una palestra milanese dove imparò e perfezionò l’arte della lotta greco-romana. Una disciplina in cui ottenne presto risultati nonostante una corporatura non proprio da colosso, visto che era alto poco più di un metro e mezzo. I muscoli però erano buoni per davvero, tanto che nella sua categoria – i “pesi leggeri” – imparò presto a sbaragliare avversari più stazzati e pesanti di lui.

Dopo una gara disputata a Legnano, la Gazzetta lo soprannominò “Il ragazzo che atterra gli uomini”, centrando perfettamente la descrizione di Porro che nel 1905 vinse il suo primo titolo nazionale. Da lì fu un crescendo fino alle fatidiche Olimpiadi di Londra, che lo vedevano impegnato contro i migliori lottatori della sua era. Furono prove talvolta durissime, con regolamenti che costringevano gli atleti a lunghi incontri sul tappeto, al limite dello sfinimento, e con giudici non sempre equilibrati nell’interpretare i match.

olimpiadi londra 1908
Il manifesto di Londra 1908

Porro eliminò per primo l’ungherese Teger, suo compagno di allenamenti che quindi conosceva bene le tattiche del valcuviano. Poi toccò agli svedesi Malmstroem e Persson cedere alle azioni dell’azzurro, forte ma pure scaltro nei suoi movimenti. In finale l’avversario era un russo, Nikolay Orlov, più pesante di Porro: ci vollero tre lunghi round, ma alla fine la medaglia d’oro fu del “nostro” e arrivò un giorno prima di quella vinta da Braglia nella ginnastica. A proposito di curiosità, Porro quel giorno indossava una divisa prestatagli da un lottatore finlandese Arvo Linden: le sue erano finite stracciate al termine dei precedenti incontri.

E anche in questa storia compare la regina Alessandra, moglie di Edoardo VII, quella che regalò commossa a Pietri un favoloso premio per ricompensarlo della squalifica. Pare in fatti che fu proprio la regina a consegnare a Porro la medaglia d’oro, ma quell’incontro non fu il primo con una testa coronata per il lottatore che rientrato in Italia fu portato al cospetto anche del re, Vittorio Emanuele III. Avvenne a La Spezia, durante i festeggiamenti per la sua medaglia: Enrico stava ballando quando venne prelevato, sistemato alla bell’e meglio e trasportato dal sovrano che lo ricompensò con un’ulteriore medaglia.

Passati i fasti di Londra, Porro continuò a lottare e a vincere anche se un infortunio lavorativo gli fece saltare i Giochi di Stoccolma 1912. Il campione prese invece parte a quelli di Anversa 1920 e Parigi 1924 ma l’età ormai avanzata non gli permise di ottenere risultati particolari. Porro morì nel 1967, a 82 anni, senza mai dimenticare il mondo della lotta che lo aveva visto protagonista assoluto.

E il mondo della lotta, in provincia di Varese, non si è mai dimenticato di lui, anche se parliamo di una platea ridotta. L’unica società del nostro territorio che si occupa di questa disciplina, infatti, ha sede a Cairate, porta il suo nome e ancor’oggi organizza tornei di lotta dedicati alla medaglia d’oro della Valcuvia.

SPECIALE RIO 2016Le Olimpiadi di VareseNews

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 05 Agosto 2016
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