Nella vita di Claudio, un tragico incidente e l’appassionata militanza padana
Nello scontro a Busto Silvestri aveva perso due amici, ne era uscito con una pesante disabilità. Negli anni si era buttato nell'attività politica con la Lega

Una vita segnata da un tragico incidente e poi dedicata anche alla militanza e alla politica. È la storia di Claudio Silvestri, l’uomo trovato morto nella sua abitazione di Jerago nella prima mattina di venerdì 5 agosto: perché se è difficile rinchiudere una vita in pochi fatti o passioni, questi sono quelli che più di tutti – dicono amici e conoscenti – raccontavano la storia di Claudio.
Silvestri era sopravvissuto ad un gravissimo incidente tre lustri fa, a Busto Arsizio: tornavano da una serata, due ragazzi che erano sull’auto morirono nell’impatto, mentre Claudio e un altro occupante uscirono feriti, ma vivi. Da allora, Claudio ha dovuto convivere con una pesante disabilità (agli arti inferiori e nella parola), contrastata giorno per giorno: «Andava sempre in palestra, qui dietro casa» spiegava un vicino nella mattina di venerdì, mentre i carabinieri completavano i rilievi nella villetta di via Vittoria.
Ma al di là del lavoro, la vera passione era la politica. «Aveva frequentato a lungo i Giovani Padani, da un paio di anni era iscritto come Socio Militante nella nostra sezione» spiega Giuseppe Longhin, della sezione Valle del Boia, nata nel 2015 riunendo i leghisti di Jerago con Orago e di Cavaria con Premezzo. «Siamo tutti sconvolti, nessuno se lo aspettava» aggiunge Marco Pirola, già segretario di sezione. «Era un generoso, uno di quei militanti sempre presenti quando c’era da preparare un gazebo. Uno che ci credeva, che ci credeva davvero». Negli ultimi mesi aveva partecipato anche alla campagna elettorale per sostenere il candidato sindaco della Lega a Gallarate, Andrea Cassani (poi eletto), a suon di gazebo e incontri con Salvini (la foto è scattata a Gallarate, proprio in occasione di un gazebo).
Silvestri lavorava a Cargo City, a Malpensa, anche se nell’ultimo periodo era in cassa integrazione. «Aveva anche un’auto speciale per disabili, che gli consentiva di muoversi in autonomia». E proprio l’auto è al centro di un episodio violento che – concordano vicini di casa e conoscenti, del paese e della politica – lo aveva segnato: a fine inverno 2016 per la seconda volta era stato vittima di un’aggressione a Gallarate. Secondo quanto aveva raccontato nella denuncia, era stato fermato da due giovani che avevano finto un incidente in motorino, occupando la strada: una volta fermo, era stato rapinato del portafogli, del telefono cellulare e anche dell’auto, che pure era allestita con un sistema particolare (con comandi al volante sostitutivi dei pedali). L’auto non è stata ritrovata, l’episodio invece aveva lasciato un segno profondo in Silvestri, che lo raccontava spesso. Lo conferma anche Pirola, con un dettaglio che richiama ancora la sua passione politica: «Nel portafogli c’era anche la sua tessera da militante, era dispiaciuto che gliel’avevano portata via e mi aveva anche chiesto di rifarla subito».
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