Dialogo e interventi per tutelare chi lavora in Ticino
Non si placa la preoccupazione a seguito del risultato del voto sui frontalieri. Confartigianato: "Impegno urgente da inserire anche nell’agenda anche dei parlamentari varesini"

«Prendiamo atto del voto di ieri in Ticino. Unione Europea e Svizzera sono impegnate in intensi colloqui da mesi, per trovare una soluzione su come implementare il voto popolare svizzero sulla libertà di movimento in modo che rispetti gli obblighi previsti dall’accordo sulla libera circolazione. Il voto di ieri non renderà affatto più facili le cose». Questo il commento del portavoce capo della Commissione Europea, Margaritis Schinas, in merito all’esito del voto in Canton Ticino sull’iniziativa Udc “Prima i nostri”.
Da Bruxelles al Varesotto, le preoccupazioni a seguito del risultato elettorale ticinese non si placano. Riguardano i frontalieri ma anche le imprese italiane che lavorano oltre confine.
Le reazioni:
CONFARTIGIANATO – Davide Galli, Presidente di Confartigianato Imprese Varese, sottolinea da subito come «l’urgenza degli interventi sia da inserire nell’agenda anche dei parlamentari varesini che possono e devono affrontare la questione in modo deciso e concreto. Per evitare ulteriori problemi a chi basa la propria economia sul lavoro e sul fatturato in Canton Ticino».
Confartigianato Lombardia, con Confartigianato Imprese Varese e Confartigianato Imprese Como in prima linea, esprime dunque la propria preoccupazione: “Crediamo sia fondamentale continuare il dialogo avviato da Regione Lombardia, che potrebbe proseguire con l’attivazione di un Tavolo permanente di lavoro sul frontalierato. Confartigianato è a disposizione per portare il proprio contributo – afferma Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato Lombardia – Non si può pensare di affrontare questo problema senza rafforzare quella collaborazione che vede il nostro sistema al fianco della Regione per dare sicurezze, benefici e garanzie alle imprese. Ricordiamo, infatti, che è proprio questa sinergia ad avere aiutato le aziende ad uscire dalle complessità burocratiche della Legge Imprese Artigiane. Ci auguriamo che il risultato di questo referendum sia più emotivo che razionale e che, dunque, non porti ad alcuna conseguenza, ma non possiamo abbassare la guardia su un tema così importante».
«Tra quei 63mila e più frontalieri che ogni giorno passano il confine ci sono, secondo i nostri calcoli, circa 5mila imprenditori e oltre 10mila lavoratori che arrivano soprattutto da Lombardia e Piemonte – prosegue Massetti – Una cosa è certa: non si può attendere, per il bene delle imprese e dei lavoratori. Ed è importante che Regione Lombardia, Governo italiano e Unione Europea lavorino insieme per superare questa criticità. Sarà premura di Confartigianato tenere monitorata la situazione e mettersi a disposizione per un confronto costruttivo con tutti coloro che in questa vicenda avranno un ruolo prioritario».
RAFFAELE CATTANEO – «L’esito del referendum desta preoccupazioni per il futuro dei lavoratori frontalieri lombardi che devono trovare nella Regione Lombardia il soggetto che li tutela e che sono un perno imprescindibile per il sistema economico e produttivo in Canton Ticino -ha affermato il Presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Raffaele Cattaneo -. È necessaria una sede permanente di discussione e di confronto in cui sia favorito un quadro programmatico unitario tra le parti, perché se è vero che questo risultato non avrà effetti pratici nell’immediato è certamente un segnale che non ci lascia tranquilli. In Consiglio regionale abbiamo una commissione speciale che si occupa di questi temi e ho già scritto al suo presidente per convocare un incontro bilaterale con le autorità elvetiche, così come chiedo al Presidente Maroni e alla Giunta di riconvocare il tavolo permanente con parlamentari lombardi, sindaci, rappresentanti delle istituzioni locali e sindacati per induividuare soluzioni concrete alle problematiche dei territori di confine, così come indicato dalla mozione votata nel maggio scorso dal Consiglio regionale. Ci sono degli accordi in atto che vanno rispettati e ci aspettiamo rassicurazioni nei fatti e non solo a parole da parte delle autorità federali e cantonali a partire da un programma di sviluppo transfrontaliero che deve coinvolgere tutti gli attori dell’area, istituzionali, economici e sociali».
ANGELO SENALDI – «Molto rumore per nulla, almeno si spera. Gli elettori ticinesi si sono legittimamente espressi per il sì sull’altrettanto legittimo quesito referendario sintetizzato nello slogan “prima i nostri”. Un esito che per i frontalieri non cambia nulla nell’immediato ma che secondo alcuni apre a discriminazioni verso i lavoratori italiani in futuro. Come sottolineato da più parti, però, il voto referendarioespresso dai ticinesi non può in alcun modo mandare in soffitta gli accordi tra Confederazione Elvetica, Unione Europea e Stato Italiano (ricordo peraltro anche la mozione a tutela dei lavoratori oltreconfine approvata lo scorso 11 febbraio alla Camera). Non è un caso, dunque, che, a dispetto dell’entusiasmo manifestato per il voto dai conservatori ticinesi, Berna si stia mostrando piuttosto prudente sull’argomento, stante, fra l’altro, la difficileconciliazione tra la volontà emersa dal referendum e le leggi federali. C’è allora da interrogarsi sulla concretezza dell’intera iniziativa, sul suo effettivo peso politico e sul contesto nel quale tutto ciò è maturato. Intanto occorre rilevare che la vittoria del sì è stata netta ma anche che ha votato meno del 45 per cento degli aventi diritto. In secondo luogo bisogna ragionare sul tema dell’occupazione nelle zone interessate (“impediamo agli stranieri, cioè agli italiani, di togliere lavoro alla gente del posto”, questo in sintesi il principio sostenuto dai fautori del sì). Ebbene, la disoccupazione in Ticino si attesta su un modestissimo 3,1%, tasso lievemente inferiore alla media nazionale. Se i timori sul cosiddetto dumping salariale posso avere una qualche ragion d’essere, dunque, quelli sull’incremento delladisoccupazione determinato dai frontalieri, allo stato, non hanno fondamento. A questo punto sorgono 2 domande. La prima: perché tanti sì a un referendum che tradisce una visione falsata della realtà e chedifficilmente potrà avere ricadute pratiche significative? Probabilmente i motivi vanno ricercati in un clima segnato da incertezze e paure, abilmente sfruttato da alcune realtà politiche, in Svizzera come altrove (peraltro anche alle nostre latitudini da qualche tempo si parla di referendum locali i cui esiti sarebbero ben difficili da mettere in pratica). Vanno poi ricordati, come riportano diverse cronache, i rapporti a tratti difficili tra Berna e Canton Ticino.
La seconda domanda riguarda invece i frontalieri italiani: perché lavorano in Svizzera? La risposta è perfino banale. Per ragioni economiche, certo, ma anche perché per preparazione e professionalità sono stati giudicati positivamente dalle imprese elvetiche, che anche grazie a loro hanno prodotto e producono ricchezza. Siamo lontani anni luce da un frontalierato esclusivamente dedito alla bassa manovalanza: parliamo di persone che spesso hanno una formazione solida, maturata nelle scuole e nelle università italiane».
DAVIDE GALIMBERTI – «Sono vicino agli oltre 25mila frontalieri della provincia di Varese e ai tanti varesini che in questi giorni sono stati travolti da un clima preoccupate di discriminazione dopo il voto nel Canton Ticino. Pur rispettando il voto dei cittadini elvetici non posso non costatare che sia un brutto segnale contro chi ogni giorno si reca in Ticino per lavorare e contribuire all’economia svizzera. Il Sì al referendum non avrà fortunatamente conseguenze immediate per i nostri frontalieri ma segna comunque un punto politico da non sottovalutare. In questo senso il Comune di Varese, nell’ambito dei suoi ruoli e compiti, intende partecipare attivamente per difendere i diritti dei nostri frontalieri e restare al fianco dei tanti lavoratori che ogni giorno si recano oltre frontiera. Mi farò portavoce con sindaci dei comuni del Canton Ticino più vicini alla città di Varese affinché sensibilizzino il Governo centrale a non dare seguito ad iniziative propagandistiche che rischiano solo di peggiorare la vita dei lavoratori e l’economia di due importanti territori che al contrario devono essere sempre più uniti per vincere le grandi sfide della competizione internazionale».
STEFANO BUFFAGNI – «Maroni e Salvini ora si renderanno conto che si è sempre ‘il sud’ di qualcun altro.
Il Governo deve immediatamente attivarsi per tutelare i nostri connazionali, lavoratori che hanno sempre operato con professionalità arricchendo, economicamente e culturalmente, la Svizzera paese in cui hanno anche pagato le imposte.
Si parla di decine di migliaia di persone e famiglie che abbiamo il dovere di tutelare», così Stefano Buffagni, consigliere regionale del M5S Lombardia.
ALESSANDRO FERMI – «E’ una polpetta avvelenata – ha commentato il sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia, con deleghe all’Attuazione del programma, ai Rapporti istituzionali nazionali e alle Relazioni internazionali, Alessandro Fermi – che conferma che qualcosa non funziona. Rimaniamo dell’idea che i lavoratori frontalieri siano una grande risorse per il Ticino. Una risorsa che ha reso il Ticino una realta’ molto importante a livello europeo da un punto di vista economico”.
LARA COMI – “Dopo il voto della Svizzera contro i frontalieri italiani, politica ed Istituzioni devono dare, subito, un segnale forte ed inequivocabile per tutelare dignità e futuro dei nostri lavoratori. Per questo rinnovo l’invito già espresso ieri: il Governo preveda rapidamente zone tax free nelle aree di confine con la Svizzera in modo da favorire il rientro e la nascita di nuove imprese sul nostro territorio. Questa proposta, che trova anche l’autorevole sostegno del Presidente Maroni, può rappresentare davvero un punto di svolta e certamente potrà raccogliere il sostegno di tutte le forze politiche locali e nazionali”. Così dichiara Lara Comi, eurodeputato al Parlamento Europeo di Forza Italia e vicepresidente del Partito Popolare Europeo.
LUCA GAFFURI E ALESSANDRO ALFIERI – Una mozione urgente per cercare di chiarire quanto prima i rapporti tra Lombardia e Canton Ticino dopo l’esito del referendum ‘Prima i nostri’. La presenterà domani, martedì 27 settembre 2016, all’inizio della seduta settimanale del Consiglio regionale, il Gruppo regionale del Pd che, contestualmente, tratterà lo scottante argomento anche in un ordine del giorno da affrontare durante la discussione della risoluzione riguardante la stipula dell’accordo italo-svizzero sul cabotaggio, che contiene anche un passaggio sulla tassa di collegamento, quella che prevede il pagamento dei parcheggi. «Maroni, Salvini e la Lega Nord non sono esenti da colpe per quanto avvenuto domenica in Canton Ticino”, stanno dicendo da due giorni i vertici del Pd lombardo. Ma non è solo una questione politica: “Esiste una Commissione speciale che dovrebbe occuparsi dei rapporti tra le due regioni contermini – raccontano Luca Gaffuri e Alessandro Alfieri, consiglieri regionali del Pd –. Da quando è cambiato il presidente (un’alternanza in casa Lega tra l’attuale assessore Francesca Brianza e il consigliere Antonello Formenti, ndr), quasi all’inizio dell’anno, gli incontri si sono via via rarefatti fino a non riunirsi più dopo le vacanze estive. Eppure i temi non mancano, lo abbiamo visto anche stavolta».
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Felice su Il pericoloso gioco alla stazione Ferno-Lonate: ragazzini attraversano i binari nel tunnel
lenny54 su È arrivato il gran giorno a Monteviasco: dopo sette anni di stop riparte la funivia
Adriana Andriani su Bogno, la Fondazione Sacro Cuore in liquidazione. Bini: "Non c'erano le condizioni economiche per proseguire"
Bruno Paolillo su Ottant’anni fa Hiroshima: la memoria della bomba che cambiò il mondo
PaoloFilterfree su Vigili del fuoco, organico solo sulla carta: Candiani denuncia l’abuso delle leggi speciali. "Vuote anche le case Aler in convenzione"
Alessandro Zanzi su Crescono le diagnosi di disabilità tra i minori di Varese: +500% in 10 anni
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.