Passera: «Accogliere può davvero diventare un’opportunità»

Tre richiedenti asilo ogni 1000 abitanti e lavori utili fra le misure discusse al Viminale tra Anci e Governo. Una pratica già attiva nel Nord della provincia

Avarie

Sono arrivati martedì i 15 richiedenti asilo che dall’oratorio di Luino si sono trasferiti all’ex Asilo di Maccagno superiore, che oggi si chiama “Le Ceppaie”, gestita da una Associazione che si rifà agli Scout del Luinese.

Si fermeranno per tutto settembre e si sommano alle 5 ragazzi ospitati in locali della ex Canonica di Maccagno Superiore, attraverso la Cooperativa Agrisol di Ferrera e la Caritas di Como.

«Ci tengo a sottolineare che tutti e cinque questi ragazzi lavorano: tre di loro nella squadra operai del Comune, mentre altri due da un operatore privato di Maccagno con Pino e Veddasca – spiega Fabio Passera, sindaco di Maccagno con Pino e Veddasca – . Ora, con la stessa Agrisol, stiamo studiando una ulteriore ristrutturazione del piano terra del medesimo stabile che già oggi è impegnato, per portare la capienza da 5 a 9. Ci pare la nostra risposta migliore a quella proposta davvero sensata che si sta portando avanti tra Governo e Anci che stabilisce che tutti i Comuni italiani dovranno contribuire all’accoglienza, con un rapporto di 3 ospiti ogni mille abitanti».

«In questo modo, avremmo ottemperato al nostro obbligo di solidarietà in anticipo sui tempi – ha concluso il sindaco Passera. Lo affermo con malcelato orgoglio, anche quale portavoce (insieme al collega sindaco di Comerio Silvio Aimetti) della Rete Civica dei Sindaci per l’accoglienza, quel tentativo che da mesi stiamo portando avanti per diffondere in Provincia le “buone pratiche” di quanti già si muovono in questo senso e per aiutare gli altri Comuni a muoversi senza paure e con la certezza che accogliere può davvero diventare un’opportunità di crescita e di sviluppo per comunità intere».

Il comune ha difatti da tempo attivato proprio un protocollo per assicurare un soggiorno attivo per i richiedenti asilo, cosicché essi possano imparare un lavoro e investire sul proprio futuro.

Di questo si è parlato proprio nell’ultima riunione operativa avvenuta ieri, 6 settembre al Viminale fra il presidente dell’Anci, Piero Fassino, al termine con il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, al quale ha partecipato anche il sottosegretario Manzione e il capo Dipartimento libertà civile e immigrazione, prefetto Mario Morcone.

Al ministro dell’Interno, ha detto Fassino, «abbiamo sollecitato la necessità di un salto di qualità nel sistema di accoglienza. In particolare, le persone accolte sono concentrate in un numero limitato di Comuni e questo determina un addensamento evidente in alcune realtà». «Noi siamo per un sistema di accoglienza più ampio e per una distribuzione più diffusa per evitare questo addensamento su poche realtà».

Nel corso dell’incontro sono state indicate cinque condizioni per realizzare un sistema di accoglienza diffuso: il sistema di accoglienza deve far leva sui sindaci che non possono essere semplici destinatari dei flussi decisi dalle prefetture; la distribuzione dei profughi deve essere basata su un criterio di proporzionalità che tenga conto delle dimensioni demografiche dei Comuni che ospitano.

Una terza condizione, indicata dall’Anci, è che i Comuni che sono disponibili all’accoglienza possano beneficiare di meccanismi “premiali” e “incentivanti”: ad esempio, il superamento del blocco del personale amministrativo potrebbe favorire la disponibilità all’accoglienza.

Un’altra condizione riguarda la possibilità di impiegare le persone ospitate in lavori socialmente utili nei Comuni dove vengono destinati e, infine, che i Comuni disposti ad accogliere non siano destinatari di ulteriori invii da parte delle Prefetture.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 07 Settembre 2016
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