Addio Kasetta sull’albero, un pezzo di Bosto se ne va
Nel giardino della casa di via San Pedrino, su un grosso faggio rosso affacciato sulla strada, Edoardo e Paolo Vanetti costruirono nel 1999 la loro casetta sull'albero. Domenica 30 ottobre è stata abbattuta e bruciata
Un pezzo di Bosto se ne va. La mitica casetta sull’albero di via San Pedrino, la Kasetta per chi ha avuto la fortuna di passarci un pomeriggio, una serata o anche solo di darci uno sguardo passando per la strada, fermi al semaforo o passeggiando sul marciapiede, sta per vivere il giorno dell’addio: è stata infatti distrutta e bruciata domenica 30 ottobre, nel pomeriggio.
La Kasetta è nata nel 1999 da un’idea di due fratelli, Edoardo e Paolo Vanetti. Nel giardino di casa c’era un grosso faggio rosso, con bei rami forti e resistenti, l’ideale per costruirci un rifugio speciale. Così i due fratelli, che avevano rispettivamente 17 e 16 anni, hanno cominciato a costruire una piattaforma sull’albero, aiutati da alcuni amici e basandosi soprattutto sull’esperienza formata nei gruppi scout varesini. Piano piano la piattaforma si è trasformata e nel giro di due anni è nata la Kasetta a due piani ammirata e vissuta da centinaia di varesini fino a domenica 30 ottobre 2016, quando è stata tirata giù e bruciata, con una cerimonia sicuramente di festa, ma che lascia un velo di tristezza e malinconia.
«Dobbiamo farlo, se ne parla da anni – spiega Edoardo Dullo Vanetti -. Non abbiamo mai avuto il coraggio di farlo, ma ora siamo giunti al punto di non ritorno. Il legno è marcio, le tende tutte strappate, il tetto ha ceduto: non si può fare altrimenti, soprattutto perché il faggio sta soffrendo e la situazione della Kasetta non lo aiuta. Un’amica scherzando mi ha detto che sembra più la casa delle streghe ultimamente…D’altra parte sia io che mio fratello non abitiamo più in quella casa: io sto a Milano, lui fa il treeclimber e gira il mondo. È lui che si è arrampicato con le corde e ha tagliato un pezzo alla volta la nostra Kasetta. Per celebrare l’evento abbiamo invitato amici e conoscenti, tutti quelli che prima o poi sono passati di qui: abbiamo bevuto un bicchiere e mangiato qualche caldarrosta mentre la legna bruciava».
In quella casa sull’albero per anni sono state fatte feste, momenti di divertimento indimenticabili per tantissimi: «Quando ho detto che l’avremmo distrutta in tanti mi hanno scritto, ricordando i bei tempi andati. Una volta ci siamo saliti in 23, il record assoluto. Per me e mio fratello, ma anche per molti nostri amici, era diventata la propaggine della nostra cameretta, il nostro rifugio. È triste essere costretti ad abbatterla, ma è il segno del tempo che passa: di sicuro non ci dimenticheremo mai della nostra Kasetta».
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