Varese scruta il cielo: l’Osservatorio Schiaparelli fotografa il terzo oggetto interstellare appena scoperto
Il suo nome è 3I/ATLAS e tra i primi ad osservarlo c'è anche l’Osservatorio Astronomico “G.V. Schiaparelli” del Campo dei Fiori, che nelle notti del 2 e 3 luglio ha puntato i propri strumenti verso il cielo stellato del Sagittario per immortalarlo

Per la terza volta nel giro di otto anni, l’umanità ha individuato un oggetto proveniente da fuori del nostro Sistema Solare. Il suo nome è 3I/ATLAS e tra i primi ad osservarlo c’è anche l’Osservatorio Astronomico “G.V. Schiaparelli” del Campo dei Fiori, che nelle notti del 2 e 3 luglio ha puntato i propri strumenti verso il cielo stellato del Sagittario per immortalarlo.
Una scoperta rarissima
La scoperta di 3I/ATLAS è avvenuta il 1° luglio 2025, grazie al sistema di monitoraggio ATLAS della NASA, che con un telescopio da 50 cm installato in Cile ha individuato un oggetto inizialmente scambiato per un comune asteroide. Ma qualcosa non tornava: la sua orbita e la velocità (circa 60 km/s) erano completamente anomale per un corpo del nostro Sistema Solare.
L’eccentricità dell’orbita, pari a 6.2, unita a un’inclinazione di 175°, ha reso subito chiaro che si trattava di un oggetto interstellare, come già era accaduto nel 2017 con 1I/‘Oumuamua e nel 2019 con 2I/Borisov.
Anche Varese tra i primi a fotografarlo
La notizia è stata confermata dal Minor Planet Center, che ha diffuso una circolare ufficiale con le prime osservazioni. Tra queste, anche quelle effettuate al Campo dei Fiori dal team varesino, che ha immortalato l’oggetto con il telescopio da 84 cm dell’Osservatorio Schiaparelli, grazie a una lunga esposizione composta da 75 pose da 30 secondi ciascuna.
Il risultato è un’immagine suggestiva: 3I/ATLAS si staglia tra le stelle del Sagittario, vicino al centro della nostra Galassia, con una corta e tenue coda, chiaro segnale della sua attività cometaria.
Da dove arriva? E cosa ci dice?
Gli scienziati non sanno ancora da dove provenga questo corpo celeste, ma sanno che non tornerà mai più. Passerà nel punto più vicino al Sole – il perielio – il 29 ottobre, a una distanza di circa 205 milioni di chilometri.
«Oggetti come questo – spiegano dalla Schiaparelli – si formano in altri sistemi planetari e possono essere espulsi da complesse interazioni gravitazionali. Poi vagano per la Galassia, finché non ne incontrano un’altra, come la nostra». Una piccola testimonianza del fatto che non siamo soli nell’Universo, almeno dal punto di vista planetario.
Intanto, anche i più grandi telescopi del mondo – inclusi quelli spaziali – si preparano ad analizzarlo per determinarne composizione chimica, struttura e origine. Un’occasione scientifica preziosa, e una nuova pagina nella storia dell’astronomia.
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