“Haiti, paese bistrattato ma colmo di speranza nel futuro”
L'ex parroco don Mauro Brescianini ha terminato la propria missione sull'isola caraibica e ha officiato messa in una chiesa gremita di persone
«Grazie da Haiti ho imparato a vivere in maniera più concreta e a guardare al futuro con maggiore speranza». Parole di Don Mauro Brescianini, ex parroco di Abbiate Guazzone (Tradate) che ha terminato da pochi mesi la propria opera missionaria nell’isola caraibica, uno dei paesi più poveri del mondo. Don Mauro ha officiato messa domenica mattina, sia ad Abbiate che a Tradate (nel pomeriggio) di fronte a una chiesa gremita di persone, nella giornata mondiale dedicata alle missioni.
Proprio ad Haiti, grazie anche all’opera di Don Giuseppe Noli, che don Mauro ha proseguito, si è stretto un forte legame con la comunità di Abbiate. Comunità che ha letteralmente ricostruito negli anni alcuni pezzi di Mare Rouge, sostenendo anche la costruzione di un acquedotto, scuole e chiese. Fino al dramma dei giorni scorsi quando l’ennesimo uragano ha distrutto case e campi proprio a Mare Rouge, oltre a uccidere centinaia di animali e mettendo la comunità in ginocchio.
«Haiti è un paese piccolo, dove tutto è piccolo ma dove i problemi sono grossi – ha spiegato Don Mauro -. Ma Haiti è abituata a questa condizione, tra alluvioni e terremoti. È un paese che è stato maltrattato sia dai fenomeni naturali che dagli uomini, per secoli. È, nonostante tutte le vessazioni, è un paese bellissimo perché continua a vivere nonostante le difficoltà. È un paese che può insegnare a noi, che mettiamo il nostro credo solo nelle cose, a cercare quello conta davvero in noi stessi».
«È un paese molto religioso da cui ho imparato a leggere meglio il Vangelo – ha proseguito Don Mauro -. In queste realtà il Vangelo diventa il libro dei poveri perché Gesù si è rivolto ai poveri. A me ha insegnato a vivere la fede in maniera più concreta e positiva. Una fede viva e orientata al futuro, con speranza. Questo è il dono che da Haiti ho messo nel mio cuore. Grazie anche alle persone che hanno supportato questa missione come la comunità di Abbiate Guazzone. È questo che ci dice come essere realmente solidali, che aiuta ad andare avanti e a dire come è bella la vita. Diversamente la vita diventa pesante, ma se vissuta nella solidarietà aiuta ad andare avanti».
«Questa giornata missionaria ci deve mettere in crisi, in discussione – ha concluso l’ex parroco di Abbiate -. Come possiamo dare una risposta a queste necessità? Io ho imparato a cercare di togliere dal vocabolario italiano la prima “altri”. Per il cristiano non ci sono altri, siamo tutti insieme. Anche gli altri sono parte di noi, di noi stessi. In questo senso possiamo dare ancora più importanza al valore della nostra vita. Non ci sono gli altri, ci siamo noi».
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