Lo stage è un modo furbo per sottopagarti
Sharon, 25 anni, racconta la sua storia di laureata "sfruttata". «I giovani non sono sdraiati e non hanno paura del sacrificio. Ciò che cercano è una reale prospettiva»

L’intervento di Sharon Trombin è stato tra i più apprezzati al convegno “Donne in equilibrio” organizzato dalla Uil di Varese. Una testimonianza che spiega in modo chiaro le difficoltà che una giovane donna deve affrontare per entrare nel mondo del lavoro, nonostante una laurea in scienze politiche e la voglia di misurarsi con la realtà.
Dopo una tesi in diritto del lavoro sulla parità di genere nella riforma Fornero, Sharon ha provato a cercare lavoro ottenendo però solo offerte di stage. «All’inizio ho accettato – racconta la ragazza – nonostante fossi sottopagata e donassi gran parte di quello che guadagnavo alle Ferrovie Nord per il viaggio e ai ristoratori per la pausa pranzo. In me c’era la speranza di avere in un secondo tempo un contratto con qualche prospettiva in più».
La giovane è dunque disposta a fare sacrifici, ma quando riesce a ottenere un contratto di apprendistato si deve accontentare di 800 euro al mese per un tempo pieno. «Una volta assunta – continua la giovane – ho scoperto che i miei colleghi diplomati guadagnavano più di me. Il fatto che io avessi competenze, avessi studiato e fatto stage mirati, non significava nulla solo dal punto di vista della retribuzione. Insomma, avevano bisogno di me come laureata ma non mi volevano pagare per quello che facevo».
Per una venticinquenne sarebbe facile argomentare questa situazione ricorrendo al solito conflitto generazionale, invece Sharon prova ad andare oltre cercando di interpretare il proprio tempo. Sorride e scuote la testa quando gli si ricorda l’immagine del giovane sdraiato, indolente, in attesa. «Luoghi comuni – dice Sharon -. Quello che destabilizza un giovane non è il sacrificio richiesto, ma la mancanza di una prospettiva. Perché devo accettare di essere sfruttato se questo non prelude a qualcosa di meglio, alla possibilità di costruirsi un futuro? Io per comprare la macchina che mi serve per andare al lavoro ho dovuto chiedere a mia madre di fornirmi una garanzia, nonostante avessi un contratto. Quindi è il sistema che non ci crede, altro che conflitto generazionale».
Alla fine Sharon è stata assunta alla Uilm, la categoria dei metalmeccanici, per occuparsi del settore artigiano, non proprio una passeggiata in questo territorio, costellato com’è da un’infinità di micro e piccole imprese. Una vera sfida che questa ragazza ha deciso di accettare con entusiasmo. «Ha portato una ventata di innovazione – conclude Otello Amabile, componente della segreteria della Uilm- e la categoria è molto orgogliosa di questa scelta perché Sharon con la sua competenza e sensibilità di donna sta facendo un ottimo lavoro».
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