Moretti: “Poco lucidi, mai all’altezza”. Fioccano i 4 in pagella
L'allenatore della OJM parla anche di problema psicologico: "A differenza delle altre partite non è arrivata la reazione". Voti: l'intero quintetto base si contende la palma del peggiore in campo

In quello che è stato a lungo il suo palasport, coach Paolo Moretti è costretto a parlare di una partita disastrosa da parte della sua Openjobmetis. «Pur con grande rammarico e grande delusione il commento dopo la partita di questa sera è facile e stringato: la cosa più ovvia e la più vera è che non siamo stati all’altezza dell’impegno del quale c’era bisogno per competere contro una Pistoia che ha giocato una partita estremamente positiva e volitiva. Dal punto di vista difensivo l’inizio non era stato neanche così negativo: avevamo contenuto il ritmo dei nostri avversari costringendoli tante volte a metà campo. Poi però siamo stati imbranati, poco fluidi e poco lucidi a livello offensivo e questo ha facilitato emotivamente il compito di Pistoia. E vedendoci in difficoltà offensiva i nostri avversari hanno trovato fiducia e consistenza sia in attacco sia in difesa.
I motivi di questa sconfitta vanno ricercati alla svelta e analizzati in profondità. Anzitutto c’è un problema psicologico perché in tutte le altre partite abbiamo avuto reazioni anche consistenti mentre stasera ciò non si è visto. Io per primo e dentro lo spogliatoio dovremo capire perché sono andate così le cose. E dal punto di vista tecnico-tattico dovremo analizzare perché l’attacco ha battuto così in testa. Dopodomani dovremo giocare ancora. Forse abbiamo giocato troppo poco di corsa, come ci piace, e non siamo stati capace di valutare i momenti in cui potevamo spingere di più. In serate come queste comunque non c’è solo una chiave di lettura. P, martedì si gioca un’altra volta».
P A G E L L E
ANOSIKE 4 – Il buongiorno si vede dal mattino: tiro corto da mezzo metro, 0/2 in lunetta. Chiuderà con 3 punti e 5 rimbalzi facendo ricredere sul suo conto anche i più strenui difensori. Ha qualità, ma non le mette in pratica. E ciò inizia a diventare un problema.
MAYNOR 4 – Entri in una stanza con Moretti, un medico e un preparatore, e tutti e quattro ci rimangano fino a che non viene partorita una soluzione fisica e tecnica condivisa. Passeggia in campo, cerca passaggi impossibili, qua e là dà un’accelerata (non a caso segna 8 punti: talvolta si accende) e poi basta.
AVRAMOVIC 5 – Ha quel che manca a tutto il quintetto, la voglia di mettersi in mostra, ma ovviamente non può vincere da solo. Specie se da fuori prende a malapena il ferro e anche in lunetta lasci punti preziosi per strada.
PELLE 5 – Chiude con qualche mezzo balzo dei suoi, segno che un pivot in questa squadra, può anche fare canestro (vero, Anosike?). Prima però Crosariol e Magro lo portano a spasso, anche perché lui abbocca a finte e tranelli come un principiante.
CAVALIERO 5,5 – Forse l’unico a trovare un minimo di continuità offensiva durante la partita. Ci prova, cerca di stare a galla, di dare un senso al viaggio in Toscana. Un minimo di orgoglio.
CAMPANI 4,5 – A maggio, quando la Nazionale chiamò Magro nel primo giro di convocazioni pre-europee, pensammo che a quel punto Campani avrebbe avuto più meriti dell’allora pivot di Milano. Visti oggi, uno davanti all’altro, ci tocca dar ragione a quella scelta (marginale) di Messina.
KANGUR 4 – Un tiro a inizio ultimo quarto e stop. L’eroe del recente passato si prende una serata contemplativa, nel senso che sta in campo a guardare la partita ma, salvo qualche discreta difesa, senza partecipare.
EYENGA 4 – Forse è lui il nostro peggiore in campo. L’uomo più pagato della squadra si perde in tiri corti, storti, forzature, isolamenti che si concludono senza canestri. Il tutto condito da qualche palla persa e da una discreta apatia verso quel che accade in campo. E a differenza di altri non ha neppure particolari acciacchi da gestire (anche se a un certo punto si gira la caviglia).
JOHNSON 4,5 – Da spavaldo tiratore si sta trasformando spesso nella nuova versione di Justin Hurrt, quello cioé che nessuno vorrebbe. Nel finale ha un sussulto, forse perché ci crede, forse per raddrizzare le statistiche. Va un po’ a ruota dei compagni più scafati che, ovviamente e regolarmente, lo trascinano verso il basso.
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