I custodi del Ceresio, in lotta contro inquinamento e cormorani

Nata nel 1925 l'Unione pescatori del Ceresio da quasi un secolo tutela il lago e il suo patrimonio ittico e assicura la ripopolazione di laghi e fiumi attraverso la Piscicoltura di Brusimpiano

Brusimpiano - Piscicoltura

Da quasi un secolo dalla piccola Brusimpiano sorvegliano il Ceresio e le sue acque, lo ripopolano di pesci e tengono viva quella che oggi è passione e tradizione, ma per secoli è stata una questione di sopravvivenza, la pesca.

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La Piscicoltura di Brusimpiano 4 di 12

Vere sentinelle del lago e del suo ambiente, i pescatori del Ceresio svolgono ancora oggi un ruolo importante di monitoraggio e tutela delle acque. Insuperabili conoscitori di ogni aspetto della vita del lago, già negli anni Venti, quando non si parlava ancora di ambiente e inquinamento, capirono che l’interesse primario era quello di difendere le acque e di rinnovare le risorse ittiche.

Nacque così l’Unione pescatori del Ceresio con la sua piccola suggestiva Piscicoltura di Brusimpiano, arroccata sulle rive del torrente Trallo, le cui acque pulite e fresche alimentano ancora oggi le vasche dove vengono allevati i pesci riproduttori.

Anche se la pesca ha perso del tutto il suo valore economico, l’Unione pescatori è ancora una realtà viva e importante, tutta basata sul volontariato e sostenuta da oltre 140 soci.

“Oggi la nostra associazione persegue esclusivamente finalità di tutela e valorizzazione della natura e dell’ambiente del Ceresio – dice il presidente Fiorenzo Previatello – e non è un lavoro da poco”. Il presidente, che è di Lavena Ponte Tresa, è affiancato da due vicepresidenti, Franco Pozzi di Porto Ceresio, e Alberto Borroni, di Brusimpiano, in modo che siano rappresentati tutti e tre i comuni rivieraschi.

Nello staff operativo ci sono poi “i ragazzi della piscicoltura” Dario Toletti e Luigi Corti, che si occupano direttamente dell’attività di riproduzione dei pesci: “Ogni anno produciamo da 700mila fino a un milione di avannotti che poi vanno a ripopolare le acque di fiumi e laghi del Varesotto e del Canton Ticino”. Qui il ciclo è completo: si allevano i riproduttori, si fa la spremitura delle uova, si crescono gli avannotti e si cura la distribuzione ad associazioni e pescatori che li immettono nelle acque.

Per questa importante attività l’Unione pescatori del Ceresio collabora con la Provincia, da cui fino all’anno scorso otteneva direttamente un contributo economico. “Adesso che la Regione ha assorbito questa competenza della Provincia diventa tutto più complicato – spiega il presidente – La Regione non può erogare direttamente a noi il contributo perché siamo troppo piccoli, dunque deve girarlo al Comune che a sua volta lo darà a noi”.

Ma non è certo la burocrazia il problema principale dei pescatori del Ceresio. “Le vere difficoltà sono legate all’ambiente – dicono – il lago è cambiato, l’ecosistema che una volta rinnovava in modo naturale le risorse ittiche è alterato e anche i nostri sforzi spesso vengono vanificati”.

L’effetto delle attività e della presenza umana in poche decine di anni hanno portato a grandi squilibri: dal Ceresio, ad esempio, sono scomparse del tutto le alborelle che non trovano più un solo centimetro di riva dove ci sia la ghiaia pulita indispensabile per la loro riproduzione. Al loro posto ci sono i gardon, pesci provenienti dal nord Europa, che le hanno rimpiazzate nella catena alimentare.

Per mantenere nel lago il pesce persico i pescatori sono costretti a posare ogni anno le fascine necessarie alla “frega”, e a controllare periodicamente che siano ancora al loro posto, altrimenti il persico non può riprodursi.

“Tra pulizie delle rive e dei canneti, posa delle fascine e riproduzione qui in piscicoltura abbiamo un calendario di lavori fittissimo, a cui si è aggiunta ora anche la pulizia della scala di monta del Tresa, che permette ai pesci di risalire superando la diga”.

Tanto lavoro che, da qualche anno, rischia di essere vanificato da quella che ormai ha assunto le dimensioni di una vera e propria invasione: la presenza abnorme di cormorani. “Prima era raro vedere un cormorano sul Ceresio, oggi vediamo stormi che contano anche mille esemplari. E’ una situazione che sta diventando drammatica e non riusciamo a far capire nelle sedi opportune quanto sia grave il fenomeno. Sono uccelli voraci, mangiano fino a sei etti di pesce al giorno, e in alcune zone, ad esempio in certi tratti del Ticino, hanno distrutto tutta la fauna ittica, perché vanno a prendere anche i pesciolini più piccoli, addirittura cacciandoli sotto ai sassi. Se non si riuscirà a conterne la crescita faranno danni irreparabili anche nel Ceresio“.

 

Mariangela Gerletti
mariangela.gerletti@varesenews.it

Giorno dopo giorno con VareseNews ho il privilegio di raccontare insieme ai miei colleghi un territorio che offre bellezza, ingegno e umanità. Insieme a te lo faremo sempre meglio.

Pubblicato il 04 Novembre 2016
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