Alptransit, “Per fare il sottopasso ci buttano giù la casa”
Per realizzare l'opera verrà demolito un caseggiato che ospita quindici famiglie e un'attività commerciale
«A me portano via il negozio, agli altri la casa». Mauzio Mascioli ha 55 anni e da 22 è il proprietario dei locali che ospitano la sua attività di parrucchiere per uomo. Si trova all’angolo di Via Ceretti e all’interno ha ancora le vecchie poltrone da barbiere, «sono degli anni ’60».
Il suo negozio è parte del caseggiato che verrà abbattuto quando inizieranno i lavori del sottopassaggio progettato in vista dell’Alptransit. «Un anno e mezzo fa c’è stata un’infiltrazione di acqua dal tetto, abbiamo chiesto un preventivo per i lavori ed è stata in quell’occasione che abbiamo scoperto l’esistenza di un progetto che prevedeva l’abbattimento del caseggiato».
Il progetto di costruzione di un sottopassaggio e di una nuova strada di accesso al paese è stato approvato nell’ottobre del 2016, ma nel PGT è stato inserito nel 2013. Regione Lombardia e Provincia, dopo aver valutato diverse ipotesi di progetto, hanno confermato l’attuazione di quello proposto dall’amministrazione Giacon (ex sindaco).
«Noi siamo stati convocati solo pochi mesi fa, ci sono state tre riunioni in comune dove ci hanno spiegato il piano dei lavori. Nessuno, prima, ci aveva detto nulla». Maurizio fa il parrucchiere da sempre, «ho una clientela affezionata, non so dove potrò spostare la mia attività ma voglio rimanere a Laveno. Per me, il rischio, è quello di perdere tutto ciò che ho costruito in questi anni».
Una notizia che per lui e per altri quindici proprietari è arrivata come una “doccia fredda”. Qui ci abitano per lo più persone anziane e famiglie che negli anni hanno comprato i locali e li hanno ristrutturati. «All’esterno può sembrare una casa malmessa ma dentro abbiamo sistemato tutto, abbiamo rifatto anche solette e controsoffitti» spiega Cosimo Attanasino che vive qui dal 1981.
Il palazzo all’esterno è di colore giallo e bianco, ha la struttura del classico caseggiato lombardo con balconi in pietra e scale che dividono le abitazioni. Affianca la ferrovia ed è a ridosso del passaggio a livello.
Cosimo Attanasio ci apre la porta di casa sua, «Sono originario di Salerno e sono venuto a vivere qui con la mia famiglia. Sono il proprietario di due appartamenti, li ho sistemati con le mie mani, facendo tutti i lavori a norma». Le cantine hanno i mattoni a vista, il garage ha l’apertura automatizzata e l’appartamento dove vive con la moglie è sistemato con cura. «Dove vado adesso? Ci ho messo una vita a sistemare questa casa e ho fatto tutto come volevo io. Non voglio creare problemi ma non voglio ne siano creati a me. Se devono fare un lavoro per tutta la comunità lo facciano ma spero che mi venga data un’altra casa che risponda realmente al valore della mia».
Nell’appartamento al primo piano incontriamo Giacomo Colombini, un anziano di 85 anni che quando ci fa accomodare in cucina sta intagliando una delle sue sculture in legno, «ho comprato questa casa 7 anni fa e non si parlava di abbatterla. Ho vissuto a Cuvio e poi, con mia moglie, abbiamo deciso di vivere qui. Ora sono vedovo ma ho scelto di vivere a Laveno e ci voglio restare». Il signor Colombini ha lavorato fino alla pensione all’ ex Cinema Centrale di Varese e al Cinema Rosa di Milano, «spero verranno fatte delle valutazioni reali delle case».
Regione Lombardia e Provincia hanno stabilito 2 milioni e 300 mila euro da distribuire tra i 15 proprietari delle casa, secondo le singole valutazioni. «Ci hanno detto che a giugno verremo convocati per concordare le procedure dell’esproprio e trovare un accordo comune», continua Attanasio. Prima di andare via ci troviamo tutti nel negozio di Maurizio, che affacciandosi alla strada, è un punto di ritrovo per molti: «Nessuno ci ha avvisato di quello che stava succedendo e mi chiedo se i cittadini hanno capito la portata di questi lavori. La cosa che mi preoccupa di più è che il paese verrà diviso in due».
ALPTRANSIT: DOVE E QUANDO INIZIANO I LAVORI, IL PROGETTO DEL SOTTOPASSO
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