Un carico per aiutare il paese di Scai a ripartire
Materiali per la ricostruzione, viveri, ma anche i fili a basso voltaggio per recintare i pascoli: che qui erano e sono la vita, per le comunità più piccole che animano le frazioni
Anche il Basso Varesotto si attiva per aiutare le popolazioni terremotate. Non solo attraverso le raccolte nazionali, ma anche con progetti mirati: vi avevamo raccontato quello per Matelica, ora proponiamo la storia di solidarietà “da vicino” che ha portato aiuto in particolare al piccolo abitato di Scai, una frazione di Amatrice.
La spedizione di solidarietà è nata anche in questo caso da una conoscenza personale: «Conosco una persona ad Amatrice e durante l’inverno abbiamo messo insieme un gruppo di raccolta insieme a due amiche, chiedendo vivieri per venti euro a chi aderiva» spiega Nadia Ubbiali, che ha messo insieme il gruppo con Stefania Lanzetti e Laura Solazzo. «A fine gennaio abbiamo fatto una spedizione di 110 scatoloni. Dopo questa prima spedizione, una volta là ci siamo resi conto che c’erano anche esigenze diverse, di materiali necessari per ripartire».
Così il gruppo informale si è attivato per recuperare i materiali richiesti, necessari per la ricostruzione e per garantire l’operatività anche immediata delle aziende agricole della frazione. «Scai contava circa 180 abitanti, ora ne sono rimasti sul posto 70-80, che si occupano soprattutto delle greggi e del bestiame e che vivono nelle roulotte o nei moduli forniti dallo Stato» spiega Carlo Ferrè, volontario, pensionato ex autotrasportatore, che si è occupato di portare il materiali nell’ultima spedizione. Le esigenze sono precise e concretissime, per esempio servivano gli “elettrificatori”, i fili elettrificati a basso voltaggio per recintare i terreni a pascolo ed evitare che gli animali fuggano: li ha recuperati, insieme a colleghi, Alessandro Testa, un agricoltore di Lonate Pozzolo.
La raccolta è stata sostenuta da tanti privati e singoli, dagli Sbandieratori di Legnano, anche da un gruppo di Carabinieri di Busto (che hanno curato anche il carico). «Per questa spedizione siamo partiti in tre partiti alle 3 di mattina di domenica, siamo poi rientrati rientrati alle 10 di sera» racconta Carlo: «Le persone di Scai erano emozionatissimi». Il carico comprendeva tra le altre cose un compressore, motosega, trapani, martelli pneumaticio compatto, materiale di vario genere per la ricostruzione, il filo elettrificato per i recinti degli animali.
«A gennaio tutto era coperto di neve, siamo stati solo a Scai. Invece ieri c’era il sole, abbiamo visto anche il paese, tutta zona rossa chiusa dai vigili del fuoco: le case storiche completamente distrutte, quelle più recenti lesionate con crepe in orizzontali o verticali» racconta Ferrè. «Io sono stato anche in Bosnia durante la guerra civile, a portare aiuti: dico che è peggio della situazione che ho visto guerra, inimmaginabile».
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