Il carnevale castronnese cerca una nuova casa per continuare ad esistere
Mamme e papà dei bambini della scuola materna, che da anni danno vita alla "fabbrica" dei carri per la sfilata carnevale, cercano un capannone dove far proseguire questa bella tradizione
Tra carta pesta, chiodi, colla, e taglia e cuci è nato un gruppo di mamme e papà che prendendosi cura dei propri figli hanno imparato a divertirsi quanto e più di loro. Siamo nella “fabbrica” del carnevale della scuola materna di Castronno, che dagli anni ‘80 si occupa dell’organizzazione della sfilata dei carri per tutto il paese.
È una bella esperienza che merita di essere raccontata ma che, viste le circostanze, siamo obbligati a declinare in una sorta di appello perché presto tutto potrebbe finire.
Roberto, Luciana e don Giancarlo ci hanno ospitato all’interno del “cantiere” che ha appena concluso la preparazione dei quattro carri di carnevale che hanno sfilato per le vie del paese lo scorso sabato 26 febbraio. Sono il risultato di mesi di lavoro portato avanti dalle mamme, i papà e in alcuni casi anche le nonne dei bambini della scuola materna.
Dal manager d’azienda, al manovale in questo luogo i papà hanno lavorato fianco a fianco condividendo ciascuno le proprie competenze per la costruzione dei carri. Idem hanno fatto le mamme e le nonne per la realizzazione dei costumi, oltre 200, che hanno indossato i bambini. Una vera e propria impresa che ogni anno si rinnova e che mantiene viva una tradizione importantissima per la comunità castronnese. (Qualcosa di molto simile lo avevamo incontrato a Solbiate Arno: leggi l’articolo).

Da quest’anno, però, questo gruppo di amici ha un problema in più da affrontare: l’azienda che in questi anni gli ha messo a disposizione il capannone per la realizzazione dei carri non può più farlo e il carnevale castronnese ha bisogno di una nuova “casa” dove trasferirsi.
Deve essere uno spazio ampio e con un ingresso adeguato al passaggio dei carri, fornito di corrente elettrica e luce (il riscaldamento non è indispensabile). Con l’aiuto di don Giancarlo è già stato fatto il giro di molte aziende per sapere se avevano spazi a disposizione ma non si è arrivati ad una soluzione. L’appello dunque continua: interrompere questa bella tradizione sarebbe davvero un peccato.
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