“Non pensavo che il Sud Africa potesse entrarmi così tanto nel cuore”

Dal luglio scorso a Città del Capo, Alessia ha incontrato un mondo aperto e accogliente che ha saputo mostrarle la bellezza di un paese diverso dal suo

Un anno di studio in Sud Africa

Alessia Bernasconi ha da poco compiuto 18 anni. Residente a Solbiate  (CO), frequenta il liceo Curie di Tradate.

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Un anno in Sud Africa: l’avventura di Alessia 4 di 14

Dall’8 luglio scorso, però, sta vivendo un anno entusiasmante: «Fin da bambina avevo sempre desiderato fare un’esperienza del genere, non solo per migliorare il mio inglese ma anche per mettermi alla prova» spiega Alessia che, con l’associazione WEP, ha preso l’aereo direzione Sud Africa: « Le sfide da affrontare non sono poche: lasci la vita che conosci, la tua famiglia, i tuoi amici, la tua scuola, tutte le tue certezze, e ti butti nel vuoto, saltando nel buio per ricominciare da capo. Quel volo di 20 ore con scalo a Dubai è stato un pianto unico. Nella mia testa c’erano moltissime domande, e nessuna risposta; perché ho fatto questa scelta? cos’ho in testa? ho lasciato tutto ciò che ho, per che cosa? cosa mi sta aspettando a Cape Town? Ero in contatto con la mia famiglia da circa due mesi, e non vedevo l’ora di incontrare la mia mamma e i miei fratelli, ma conoscere qualcuno su WhatsApp non è come la vita vera»

Arrivata a Città del Capo, incontra la sua famiglia ospitante: « È composta da una mamma single di 45 anni con tre figli maschi, di 28, 18 e 17 anni. Sono di religione musulmana, come il 60+% della popolazione a Città del Capo. Ricordo ancora la prima volta che li ho visti: mi aspettavano all’aeroporto da quasi un’ora (i controlli sono stati più lunghi del previsto). Mi hanno abbracciata e portata a cena da Nando’s. Le prime ore non sono state facili, perché la malinconia era ancora tanta, ma dopo un paio di giorni è tutto svanito»

In quella famiglia accogliente e comprensiva, i dubbi di Alessia si sciolgono: « Mi sono ambientata fin da subito, la mia mamma lo racconta sempre. Con i miei fratelli, è stato “amore a prima vista”: abbiamo gli stessi interessi, moda, calcio, viaggiare, ascoltiamo la stessa musica, guardiamo le stesse serie tv. Mentre scrivo ora, mi sorprende ancora quanto incredibile e prezioso sia il nostro rapporto: litighiamo e “we bite each other’s head off the whole day”, ma dopo 5 minuti si sistema tutto, senza bisogno di chiarirsi. Passiamo molto tempo insieme e ho condiviso con loro alcune delle più belle esperienze qui in Sudafrica: ci siamo arrampicati sulla Lion’s Head, abbiamo cavalcato le onde a Muizenberg, abbiamo esplorato i Kirstenbosch Gardens».

Anche l’esperienza scolastica si rivela nuova e stimolante: « La scuola è molto diversa dall’Italia: ci sono 4 materie obbligatorie (inglese, matematica, afrikaans e life orientation) e 3 a scelta. Io ho scelto fisica/chimica, storia e economia. Gli studenti si muovono da una classe all’altra e le lezioni durano 40 minuti. La giornata inizia alle 8 fino alle 15.25, con due intervalli da 30 minuti circa ciascuno. I miei compagni mi hanno accolta molto bene e sono molto interessati a come viviamo in Europa. Nella mia scuola ci sono 8 exchange students in tutto.  Da gennaio sono in Matric (grade 12), l’ultimo anno. Ci sono 4 trimestri e alla fine di ognuno gli studenti affrontano degli esami in tutte le materie. Per me che frequentavo il liceo linguistico, il livello di matematica e fisica è più alto qui in SA, mentre le altre materie si equivalgono, anche se l’approccio qui è molto più pratico».

Il Sud Africa è un paese tutto da scoprire: « Il divario sociale in SA è immenso: ci sono zone molto povere, come le townships Langa e Khayelitsha, e aree paragonabili a Beverly Hills, come Camps Bay, Clifton e Constantia. Anche se l’integrazione qui è a uno stadio avanzato, si limita spesso ad integrazione dal punto di vista religioso, mentre i neri tendono a stare con i neri, i coloured con i coloured e i bianchi con i bianchi. Invece la convivenza tra cristiani e musulmani è molto pacifica»

La distanza e un ambiente completamente diverso erano le principali preoccupazioni prima della partenza: « Prima di partire, in molti erano preoccupati dato che la mia famiglia è musulmana. La mia famiglia, e tutte le famiglie musulmane che ho conosciuto fin ora, sono paragonabili alla tipica famiglia italiana. L’unità familiare è molto importante: si cerca sempre una scusa per ritrovarsi tutti insieme e farsi una bella mangiata. La cultura a cui “appartiene” mia mamma si chiama Cape Malay, cioè la popolazione che importò l’islam in SA. Il quartiere di Bo Kaap è la zona caratteristica di questo gruppo culturale».

Nessun rimpianto per la cucina italiana: « Il cibo è la fine del mondo: samoosas, rotis, chicken curry, prawn curry e alter prelibatezze speziate e piccanti sono sempre sulla nostra tavola. Inoltre, se passate da Città del Capo, non dimenticatevi di assaggiare delle koeksisters, le ciambelle della tipica colazione della domenica mattina, d gustare tiepide. Inoltre, i fast food fanno parte della “cultura” sudafricana, e ce ne sono un sacco! Molte persone non cucinano nei weekend e comprano take aways». 

«Città del Capo è molto chilled e laid back – racconta Alessia –  Ogni scusa è buona per prendersi una giornata di ferie and hit the beach a Camps Bay. Il traffico è sempre spaventoso: non esiste l’ora di punta, non c’è un momento buono per mettersi in strada!  Gli uffici lavorano fino alle 16, 17 massimo e il venerdì fino alle 12.30. Anche le scuole il venerdì chiudono alle 12.30 per permettere agli alunni di fede musulmana di andare alla moschea. Dopodiché ci si immerge nel weekend, che inizia il venerdì pomeriggio».

La giornata di Alessia inizia molto presto: « In una giornata tipo, la sveglia suona alle 6.30. Dopo una colazione a letto a base di cereali e caffè caldo, indosso in fretta l’uniforme e saluto i miei fratelli che salgono sul bus. Un nostro vicino di casa che ospita delle exchange students mi accompagna a scuola in macchina. Le lezioni scorrono a volte veloci, a volte lente. Cerco di passare la giornata senza mettermi nei guai con il nostro “Grade Head” o con il mio “Homeroom Teacher”, che ogni mattina controlla che le nostre uniformi siano perfette, i capelli a posto, le unghie curate. Torno a casa e, dopo aver fatto i miei compiti e aiutato i miei fratelli, guardiamo la TV o chiacchieriamo fino a tardi».

«Quando non c’è scuola, facciamo i turisti o andiamo a trovare le nostre zie. La mamma ha 5 fratelli, che hanno almeno 3 figli ciascuno, quindi non ci si annoia mai. Nel weekend o anche durante la settimana ci ritroviamo per cena o per un brai (tipica grigliata sudafricana), oppure esco con i miei compagni di scuola».

Quasi al termine di questo anno incredibile, Alessia è in grado di fare un bilancio della sua esperienza: « Dell’Italia mi manca la mia famiglia, i miei amici, il cibo della mia nonna, le verdure dell’orto, i weekend nel sud della Francia, l’arte in ogni angolo. Del Sudafrica mi mancherà ogni singola cosa: la mia famiglia, nessuno escluso, gli amici, i prof, la scuola e gli esami che ti mettono sotto pressione, la bellezza della Table Mountain coperta dalla sua tablecloth di nuvole, le passeggiate al Waterfront e a Seapoint, il curry con lo sweet yellow rice, il sole che splende il 90% delle volte, la praticità dell’uniforme, la casa sempre piena di gente, il calore delle persone, la loro genuinità. Non pensavo il Sudafrica potesse entrarmi così a fondo nel cuore, con i suoi problemi, l’instabilità politica, la povertà. Ma se ci vieni una volta non te ne vuoi andare più»

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

Sono una redattrice anziana, protagonista della grande crescita di questa testata. La nostra forza sono i lettori a cui chiediamo un patto di alleanza per continuare a crescere insieme.

Pubblicato il 26 Aprile 2017
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