“Suicidate Attilio Manca” alla Biblioteca civica
Lorenzo Baldo presenta il libro dove ricostruisce uno dei casi più inquietanti degli ultimi anni. Una morte misteriosa liquidata frettolosamente come suicidio e dove si intravede l'ombra di Cosa Nostra

Attilio Manca era un giovane urologo in carriera tra i primi in Europa ad aver eseguito operazioni sul tumore alla prostata in laparoscopia, tecnica appresa durante la specializzazione in Francia presso l’Institut Mutualiste Montsouris di Parigi. Era originario di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, ma da alcuni anni viveva e lavorava a Viterbo, all’ospedale Belmonte.
Il 12 febbraio del 2004 Attilio Manca, allora trentacinquenne, viene trovato morto nel suo appartamento. Per la procura di Viterbo ci sono pochi dubbi: si tratterebbe di un classico suicidio. A causare la morte del giovane medico, secondo l’autopsia, è stato l’effetto combinato di alcol, eroina e barbiturici. Sono troppe però le incongruenze, a partire da quelle due iniezioni sul braccio sinistro che un mancino puro come Attilio Manca non poteva essersi fatto. E poi ci sono «le sconvolgenti condizioni nelle quali viene ritrovato il cadavere…una deviazione del setto nasale e un rigonfiamento ancor più palese di uno scroto che fanno pensare più a violenze fisiche che a esiti del presunto edema polmonare».
L’apparenza dice suicidio, l’evidenza dice invece che dietro quella morte c’è una verità inconfessabile che il giornalista Lorenzo Baldo sintetizza in modo efficace nel titolo del suo libro: “Suicidate Attilio Manca” (Imprimatur). A ordinare quel “suicidio”, secondo l’autore e i legali della famiglia, sarebbe stata Cosa Nostra perché il giovane urologo potrebbe aver assistito all’intervento alla prostata al quale nel 2003 era stato sottoposto Bernardo Provenzano in una clinica di Marsiglia, o quantomeno potrebbe averlo visitato prima o dopo l’intervento.
Baldo ricostruisce la vicenda con meticolosità, collega vicende e situazioni, luoghi e persone, analizza documenti e atti. Tutto porta nella direzione di un omicidio dove emerge l’intreccio tra mafia e pezzi deviati dello Stato. Ricostruire quanto è accaduto ad Attilio Manca, come scrive don Luigi Ciotti nella prefazione, significa colmare «il vuoto di verità e giustizia» nei confronti della vittima. E per evitare questa duplice ingiustizia, la famiglia del giovane urologo di Barcellona Pozzo di Gotto ha lanciato insieme alla redazione di Antimafia Duemila una petizione perché la Procura di Roma non archivi il caso.
Giovedì 4 maggio alle ore 18 alla Biblioteca Civica di Varese verrà presentato il libro “Suicidate Attilio Manca” , interverranno con Lorenzo Baldo, Giorgio Bongiovanni (direttore di “Antimafia Duemila”), Umberto Colombo (segretario provinciale della Cgil) e Giorgio Saporiti (segretario provinciale del Silp Cgil).
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