Il sindaco Pd: “Sciopero della fame, il Prefetto rispetti accordo sui profughi”
Forte presa di posizione del primo cittadino Gianni Corbo: "Dovevano arrivare quindici migranti, eravamo disponibili. Ma il numero è aumentato a 32"

«Fino a quando Il Prefetto non porterà a 15 i richiedenti asilo su Besnate, dai 32 attuali, farò lo sciopero della fame a partire da adesso”. È la promessa di Giovanni Corbo, sindaco di Besnate, che contesta il mancato rispetto – da parte della Prefettura – degli accordi presi precedentemente, basati sulla quota nazionale di 3 richiedenti asilo ogni mille abitanti. L’accordo con il Prefetto – dice il sindaco – prevedeva l’arrivo di 15 profughi (il Comune era d’accordo) ma alla fine ne sono arrivati 32.
Il nucleo di richiedenti asilo stanziati a Besnate è affidato alla cooperativa Versoprobo, che gestisce diversi Centro d’Accoglienza Straordinari in Piemonte (tra il Vercellese e il Lago D’Orta) ma anche in provincia di Varese, nello specifico a Samarate, uno dei Comuni con la maggiore presenza di asilanti. «Era stato contattato dal Prefetto che mi aveva annunciato l’arrivo di 15 richiedenti asilo, ma successivamente non abbiamo più ricevuto informazioni» spiega Corbo. «Le a cooperativa non mi ha mai contattato e ce li siamo trovati sul territorio in questo modo, senza spiegazioni».
«Il numero di 15 richiedenti asilo – dato fornito inizialmente dalla Prefettura – era una proporzione corretta, sulla base della quota di 3 ogni mille abitanti» premette Corbo, facendo riferimento alla quota definita a livello nazionale per calcolare la distribuzione dei migranti richiedenti asilo. «In questo senso avevamo ritenuto accettabile l’impegno. E allora cosa è successo? Il problema è che il 27 giugno è arrivato un primo gruppo, ma successivamente sono aumentati. «Nei giorni successivi invece abbiamo scoperto che il numero è ben superiore».
Il sindaco ripetutamente chiarisce di non opporsi in toto all’arrivo di “asilanti” in paese, ma contesta il numero complessivo. «Noi siamo convinti di poter dare il nostro contributo nel senso dell’accoglienza, ma i numeri devono essere certi e trasparenti. Non possiamo trovarci con un aumento indiscriminato, altrimenti svanisce anche la possibilità di accoglienza e integrazione e non si contribuisce neppure a far sì che la popolazione gestisca con serenità questa presenza»·
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