Referendum: “Il nostro Sì è diverso”

Giorgio Gori, Beppe Sala, Davide Galimberti e altri amministratori del Pd a Varese per il comitato del Sì al referendum regionale

SINDACI DEL SI

Le parole d’ordine sono molto articolate, ma il messaggio è uno: “Il nostro sì è diverso da quello di Maroni”. Però resta sempre un Sì: un po’ per non farsi spiazzare in vista delle elezioni regionali, e un po’ per non essere incoerenti rispetto alla simpatia per le autonomie regionali mostrate in passato anche dal centrosinistra.

Così la pensano i più importanti sindaci del Pd che votano Sì al referendum della Regione Lombardia, il prossimo 22 ottobre. Sono due le competenze che Gori, Sala, Galimberti e gli altri vogliono riservate alla nostra Regione: l’ambiente e lo sviluppo tencologico, due temi sui cui i sindaci del comitato del Sì, targato centrosinistra, ritengono che la Lombardia possa far meglio dello stato centrale in tema di legislazione. Parte da Varese la carica dei sindaci.

“Di questo referendum non c’era bisogno, ma vogliamo restare nel merito. E’ un comitato senza bandiere di partito – si affretta a spiegare Giorgio Gori – il referendum non avvicina in alcun modo la Lombardia a una regione a statuto speciale – ma in ogni caso noi riteniamo che andrebbero abolite le regioni a statuto speciale, salvo nei casi giustificati da trattati internazionali, e non abbia senso crearne altre”.

A nessuno sfugge che Giorgio Gori, il sindaco che questo comitato ha eletto come portavoce, sia considerato il candidato in pectore del centrosinistra alla Regione Lombardia. Quello che nessuno dice, ma tutti pensano, è che questa corsa al referendum del 22 ottobre sarà probabilmente la prima volata per le elezioni regionali. Gori ha le idee chiare e sfida Maroni sul tema dei trasferimenti di denaro: “La consultazione del 22 ottobre non ha nulla a che vedere con il residuo fiscale – puntualizza il sindaco di Bergamo – ovvero con la differenza tra le tasse pagate complessivamente dai cittadini lombardi e quanto restituito dallo stato. Maroni ha parlato di 154 miliardi di euro, ma non tiene conto del fatto che questa regione è anche quella che produce di più. In realtà il residuo fiscale potrebbe parzialmente migliorare se i trasferimenti fossero basati sui fabbisogni standard e non sui costi storici”.

Il tema politico è che l’autonomia a cui pensano i sindaci lombardi è diversa da quella di Maroni: “Non è fatta solo di soldi e di sicurezza, a una competenza che noi crediamo invece debba restare allo stato  – osserva Gori – ma è una autonomia che deve creare efficienza e dunque si debba esercitare sui temi in cui noi possiamo dimostrare di essere più efficienti dello stato stesso. In primo luogo l’ambiente, perché questa è la regione più inquinata d’Italia ed occorre un piano straordinario per risanare l’aria, la terra e l’acque della Lombardia. E altro è l’innovazione tecnologica e lo sviluppo, poiché la Lombardia ha bisogno anche di leggi che le consentano di competere con grande velocità con le altre grandi aree europee”.

Il sindaco di Milano Beppe Sala vede in questa sfida anche la prosecuzione dell’impegno riformista che, seppur sconfitto, aveva animato il referendum del 4 dicembre scorso. “Oggi le istituzioni hanno bisogno di un grande cambiamento per divenire più semplici – osserva-  più governabili e più comprensibili ai cittadini. Siamo imbrigliati in una serie di sovrapposizioni poco comprensibili che disorientano i cittadini. E’ ciò che fanno anche le aziende,  quando il mercato lo necessità”. Sala cita anche il caso scottante della città metropolitana di Milano, che si trova praticamente in default ma che è di fatto una istituzione “incompiuta”.

Regista della giornata odierna il sindaco di Varese Davide Galimberti, nella città di Roberto Maroni. Hanno preso la parola anche Pier Luigi Mottinelli presidente della Provincia di Brescia e il sindaco di Mantova Mattia Palazzi.

IL COMITATO

Sindaci: Davide Galimberti di Varese, Giorgio Gori di Bergamo, Giuseppe Sala di Milano, Emilio Delbono di Brescia, Gianluca Galimberti di Cremona, Virginio Brivio di Lecco, Mattia Palazzi di Mantova, Alcide Molteni di Sondrio.

Presidenti di provincia: Pier Luigi Mottinelli di brescia, Matteo Rossi di Bergamo, Maria Rita Livio di Como, Davide Viola di Cremona, Flavio Polano di Lecco, Mauro Soldati di Lodi, Beniamino Morselli di Mantova, Roberto Invernizzi vicepresidente di Monza e Brianza, Vittorio Poma di Pavia, Gunnar Vincenzi di Varese.

Roberto Rotondo
roberto.rotondo@varesenews.it
Pubblicato il 11 Luglio 2017
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