Fontana va al Senato, dubbi su Bossi
Indiscrezioni sulle candidature nella Lega Nord, a pochi mesi dalle elezioni
Grandi ritorni in campo nello scenario politico leghista. Il carroccio è ufficialmente con la bocca chiusa fino al 22 ottobre, giorno del referendum sull’autonomia regionale, ma dietro le quinte si scaldano i motori per le politiche e le regionali. Ecco le ipotesi sul campo, ragionando comunque ancora con l’Italicum, ovvero l’attuale legge elettorale.
(Umberto Bossi e Attilio Fontana, durante una cerimonia nel comune di Varese)
Molto interessante per il capoluogo è l’idea di una candidatura di Attilio Fontana, ex sindaco di Varese, al senato, un nome che mette tutti d’accordo e che sarebbe ben visto sia dai vertici che dalla base. Nello stesso collegio alla camera il carroccio potrebbe candidare invece secondo gli ultimi rumors il segretario provinciale Matteo Bianchi che essendo sindaco di un paese sotto i 5mila abitanti, Morazzone, potrebbe anche terminare il suo mandato amministrativo con il doppio incarico. Bianchi è ormai segretario provinciale da diversi anni e ha traghettato la Lega maroniana di Varese nell’era Salvini rimanendo sempre al timone.
I big leghisti rimangono in pista. Giancarlo Giorgetti capogruppo alla camera ha un carisma e un ruolo che nessuno mette in discussione, ma deciderà la sua collocazione con la segreteria federale. Roberto Maroni, dicono le sirene leghiste, sarà speso per un secondo mandato della Regione Lombardia verso cui c’è una grande fiducia.
Difficile la posizione di Umberto Bossi.
In teoria non candidarlo sarebbe un sacrilegio verso la storia del movimento, ma già a Pontida Salvini non l’ha fatto parlare dal palco andando così a scardinare uno degli ultimi taboo. Bossi per la Lega salviniana dovrebbe rappresentare il padre nobile, ma la linea di destra impressa dal Matteo in camicia verde, non piace all’Umberto, che continua a rimarcarlo. Un’ipotesi che circola sarebbe quella di spostarlo al consiglio regionale della Lombardia, ma alla fine deciderà Matteo Salvini.
Verso la riconferma il senatore di Tradate Stefano Candiani anche se per lui esiste oggi la possibilità di allargarsi un po’: non è esclusa la candidatura come capolista (bloccato) in Umbria o nelle Marche, le due regioni dove il senatore si è speso per la costituzione di una Lega più allungata verso la penisola.
Il vero problema del carroccio in questo momento sono le donne: la mancanza di una militanza di rilievo nell’elemento femminile. Un gap che viene risolto con la più che probabile ricandidatura dell’assessore regionale Francesca Brianza, alle regionali, nella zona del tradatese, ma che vede invece il carroccio ancora in cerca di una figura nel nord della Provincia.
Proprio in quelle zone vi sono anche figure maschili come sindaci e vicesindaci del territorio che potrebbero ambire a candidarsi ma rimarrebbe il problema del genere. Cherchez la femme anche nel saronnese, dove la Lega avrebbe intenzione di candidare una donna.
Interessante poi la rivalità interna nella zona del Lago Maggiore dove, nella stessa circoscrizione leghista, ci sono due papabili per le regionali: Marco Colombo sindaco di Sesto Calende e Maurilio Canton ex sindaco di Cadrezzate e assessore al bilancio di Brebbia per qualche mese. Quello di Canton sarebbe un caso davvero unico, perché si tratta del segretario che Bossi cercò di imporre alla base nel 2012, dando vita a quella rivolta che portò Roberto Maroni a demolire il dogma dell’infallibilità del capo.
Tuttavia Canton, che non ha incarichi amministrativi, è rimasto nella Lega e ha sempre coltivato un consenso nella base. Su Gallarate parte in pole position il capogruppo leghista in consiglio provinciale Giuseppe Longhin. A Varese si profila la riconferma di Emanuele Monti, consigliere regionale uscente, e a Busto Arsizio di Giampiero Reguzzoni, il grande vecchio della Lega bustocca.
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nella Lega Nord non c’è mai stata la corsa alla candidatura e non credo si sia iniziato adesso; peraltro, non essendoci ancora la Legge Elettorale, ogni calcolo è prematuro.
Con tutto il rispetto verso la persona di Bossi ma solo a me avanza nel cervello che le sue condizioni si salute siano incompatibili con lo svolgimento di un incarico politico?
Solo a me viene il sospetto che non potrà fare al meglio il suo incarico e che forse è più dignitoso e anche più razionale che il Sen. Bossi si ritiri finalmente a vita privata?
Solo a me viene il sospetto che la politica deve avere una data di scadenza per tutti e che tale data non si misuri in decenni?
Solo a me?