Alternanza scuola-lavoro, Varese punta al bollino di qualità
Il Vicepresidente Univa, Tiziano Barea: “Il futuro dei giovani è una responsabilità alla quale non ci vogliamo sottrarre”
Mentre gli studenti, sotto la sigla dell’Unione degli studenti, manifestava in 70 città italiane, a Gallarate, le imprese del Varesotto si sono ritrovare per fare il punto sull’Alternanza Scuola Lavoro. Coinvolte dall’Unione degli Industriali di Varese, hanno pensato al futuro di questa modalità che avvicina il percorso formativo al mondo del lavoro.
«L’impresa è al centro di una nuova filiera educativa: la fabbrica è comunità che educa, orienta e accompagna al lavoro» così si era espresso il Vicepresidente al Capitale Umano, Giovanni Brugnoli.
Confindustria ha aderito alla novità introdotta dalla Buona Scuola con entusiasmo, convinta che il dialogo stretto tra i due mondi possa portare a un giovamento comune.
Ma come passare dalla dichiarazione degli obiettivi all’operatività? Su questa domanda si sono confrontate le aziende varesine stimolate dalla Responsabile dell’Area Formazione dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, Alba Ciserani. «Fate alternanza, ma fatela bene»
LA SFIDA DEI NUMERI
L’Ufficio Scolastico Provinciale stima che nel Varesotto con l’entrata a regime della riforma a partire dall’anno scolastico appena cominciato, saranno quasi 21.500 gli studenti chiamati a fare un’esperienza di lavoro da affiancare al normale percorso di studi. Un obbligo di alternanza scuola-lavoro che coinvolgerà 9.200 ragazzi dei licei, 8.200 degli istituti tecnici e quasi 4.000 degli istituti professionali del territorio. Sempre secondo stime dell’Ufficio Scolastico Provinciale, sulla base delle passate esperienze, in quasi il 90% dei casi si tratterà di stage all’interno di imprese od organizzazioni: il che dà il senso dell’impegno richiesto al sistema produttivo locale. Per il 70% dei ragazzi il periodo di alternanza si volgerà durante l’anno scolastico, mentre per il 27% nel periodo a cavallo tra un anno e l’altro. Le individuazioni delle aziende avviene di norma (nel 48% delle volte) tramite elenchi in possesso della scuola, mentre nel 33% attraverso segnalazioni degli stessi studenti o famiglie.
LA SFIDA DELLA QUALITÀ
I contorni quantitativi del fenomeno impongono, però, una strategia di azione per garantirne la qualità. Anche con un marchio di garanzia. Come quello che ha introdotto per le aziende associate al proprio Sistema di rappresentanza Confindustria attraverso il BAQ – Bollino per l’alternanza di Qualità e il BITS – Bollino imprese istruzione Tecnica. Due riconoscimenti che le stesse aziende impegnate in percorsi di accompagnamento dei ragazzi in prime esperienze lavorative in stage o in progetti di collaborazione con gli Istituti di Istruzione Tecnica Superiore (Its) potranno richiedere a Confindustria come una sorta di certificazione. Sarà poi Confindustria ad affidare alle buone pratiche che emergeranno sui territori i bollini. «Vogliamo sensibilizzare le imprese a impegnarsi su questi temi», disse Brugnoli a giugno durante il lancio dell’iniziativa presentata quest’oggi a Gallarate alle realtà aziendali della provincia.
«Il migliore riconoscimento per le aziende che accetteranno la sfida, sarà quello di vedere crescere le nuove generazioni in una scuola e in una società più accogliente nei loro confronti. Il futuro dei giovani è una responsabilità alla quale non ci vogliamo e possiamo sottrarre e che ci richiama ad un impegno sociale, professionale e individuale costante e rigoroso»: così Tiziano Barea, Vicepresidente dell’Unione Industriali a capo del Progetto “Generazione d’Industria” che mira a riportare la cultura d’impresa nelle scuole.
Un’iniziativa che, con l’avvio dell’anno scolastico 2016-2017, è giunta alla settima edizione e coinvolge tutti i 20 istituti tecnici ed economici del territorio. I Sono 228 gli studenti premiati fino adesso con borse di studio al merito sostenute dall’Unione Industriali insieme alle 47 imprese che hanno nel tempo preso parte al progetto. Che tra le proprie attività comprende anche quella di avviare i ragazzi in “stage plus”, tirocini di durata particolarmente lunga. Esperienze che Generazione d’Industria ha avviato ben prima che l’alternanza fosse introdotta come obbligatoria dalla riforma della Buona Scuola.
«Abbiamo precorso i tempi – spiega Tiziano Barea – perché da sempre consideriamo questo progetto strategico. Esso permette di dar vita ad uno scambio culturale, in grado, da una parte, di avvicinare gli studenti alle tecnologie applicate e sviluppate dalle aziende, e dall’altra, di poter far apprezzare dalle nostre imprese le capacità formative delle nostre scuole. Il nostro futuro sempre di più passa da questi momenti di incontro».
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