Restituiamo prestigio e dignità al nostro lavoro

La (mini) riforma della legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti è un buon inizio, ma non basta da sola a sanare i troppi errori commessi nel recente passato che hanno contribuito a compromettere la credibilità della professione. Il difficile viene ora.

La riduzione dei componenti dei mastodontico Consiglio nazionale sana uno dei simboli dell’inefficienza -per non dire altro – del Cnog, ma sul territorio restano, a macchia di leopardo, situazioni “da casta” che gridano vendetta, mentre il panorama editoriale langue tra crisi di liquidità, di lavoro, di ìdee, di dignità.

Le leggi sono il presupposto necessario, ma poi gli istituti camminano sulle idee e sulle gambe degli uomini che li rappresentano. Non basterà la mini riforma a liberare la professione dalla nuove forme di schiavitù – dalla sudditanza dai finanziatori pubblici/politici a quella non meno subdola degli investitori pubblicitari -dall’assenza di regole sui pagamenti del lavoro indipendente, ma neppure bastano tre regole scritte a fermare l’uso scriteriato della parola (dalla fake news alle sempre più tollerate forme di razzismo, sessismo, discriminazione).

Restituire prestigio e dignità al nostro lavoro è ancora possibile (forse) a condizione di cambiare, nei fatti, le regole di rappresentanza. Basta con il manuale Cancelli della spartizione di sedie, tra sindacato, enti e istituti della categoria – come se tutti siano capaci di fare tutto, su sedie girevoli – selezionare e scegliere invece profili adeguati, seri e sensati per i ruoli da ricoprire.

Per l’Ordine, oggi, servono competenza, serietà, indipendenza acclarata, servono colleghi che questo lavoro lo esercitano ogni giorno, lo conoscono e lo amano. Mi chiedo se davvero, nella sola Lombardia, ci siano 25 mila profili di questo tenore, come racconta l’Albo.

Alessandro Galimberti

Candidato alle elezioni dell’Odg Lombardia

Presidente Unione Nazionale cronisti italiani