Busto piange Arrigo Barbieri, morto nell’incidente alla Lamina
Arrigo Barbieri è uno dei tre operai che ieri sono morti asfissiati dal gas. Viveva a Busto con la famiglia e tutti i giorni andava alla Lamina dove lavorava con il fratello, che ora lotta tra la vita e la morte

Il dramma della Lamina Spa di Milano arriva fino a Busto Arsizio. Abitava infatti qui Arrigo Barbieri, uno dei tre operai che ieri sono morti in fondo ad un vascone, asfissiati dal gas.
Arrigo quell’azienda che produce acciaio la conosceva bene, ci lavorava da anni con il fratello Giancarlo, che ora lotta tra la vita e la morte in ospedale. Giancarlo quando ha visto Arrigo e la sua squadra in fondo al vascone si è lanciato per provare a salvarli, ma è rimasto asfissiato a sua volta e ora le sue condizioni sono disperate. Dei sei operai che sono rimasti coinvolti nell’incidete in tre non ce l’hanno fatta: Marco Santamaria di 43 anni, Giuseppe Setzu di 49 e Arrigo che di anni ne aveva 58.
Lui tutti i giorni partiva da Busto per andare nell’azienda dove aveva lavorato il padre. Era nato in Brianza ma poi si era trasferito in città per amore. Qui infatti abitava con la sua famiglia, moglie e due figlie, in una casa accanto a quella dei genitori di lei nel quartiere di Sant’Edoardo. Una casa che avevano ristrutturato qualche anno fa ma che quasi tutti i weekend lasciava per dedicarsi alla sua grande passione sportiva.
Inverno o estate non importava, perchè Arrigo Barbieri amava praticare lo sport. Da ragazzo era stato anche uno sciatore agonista, una passione che continuava a coltivare come giudice per la Federazione sport invernali. Giaccone, cappello, guanti: amava così tanto quelle attività in montagna che, come foto profilo su Facebook, qualche settimana fa aveva scelto proprio uno scatto che lo ritraeva in quella situazione.

E quando la stagione finiva, il sole scioglieva la neve e gli sci andavano in soffitta, era la tavola da windsurf ad animare i suoi weekend. La caricava in macchina, la faceva galleggiare nelle acque del lago di Como, montava la vela e si faceva spingere dal soffio dell’aria fresca che scende dalle montagne. Aria che, in fondo a quella vasca, gli è mancata.
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