Ballafon, la cooperativa che “sta nei panni” dei profughi

La cooperativa Ballafon e il progetto Ubuntu, che verranno festeggiati sabato 19 in centro Varese hanno un'attenzione speciale perchè hanno un anima multietnica: eccoi "motori" delle iniziative

Generico 2018

(Nella foto, primo a sinistra: Thierry Dieng, primo a destra: Seydou Konate)
In un momento in cui si parla di cooperative che sfruttano il “business dei profughi”, sabato 19 a Varese si festeggerà una cooperativa speciale, che il lavoro di integrazione dei profughi lo prende come non un mero lavoro di gestione, ma un momento di confronto tra culture. Tanto da essere guidata da persone che questo incontro di culture lo vivono sulla loro pelle 

Ubuntu, la colorata giornata di festa di sabato 19 in centro Varese è stata pensata – già quasi dieci anni fa – da Thierry Dieng, vulcanico senegalese arrivato in Italia molti anni fa, con un passato da dj e un presente – anche – di artista, fermamente convinto che l’integrazione si fa anche con lo scambio di culture, e per questo è stato e rappresenta ancora l’anima della Cooperativa Ballafon, che con questa festa si vuole mettere “al centro dell’attenzione”.

E il presidente attuale è Seydou Konate,  arrivato in Italia nel 1991 dalla Costa d’Avorio. «Sono stato accolto da una calorosa famiglia napoletana, che aveva 15 figli e ha preso in casa anche me. Sono ancora ora immensamente grato» Nel varesotto è arrivato nel 1999, a Bisuschio: ha lavorato in aziende della zona, poi è diventato volontario di Anolf Cisl, poi è stato notato dalla cooperativa di cui ora è presidente. «Ora vorrei sdebitarmi dell’accoglienza che ho ricevuto, aiutando chi arriva qui in difficoltà».

Seydou è quindi ora a capo della cooperativa che eroga servizi sociali per gli immigrati, gestisce servizi di mediazione per il comune e ha avviato uno sportello immigrati in collaborazione con la prefettura. Ma non è finita qui: nella conferenza stampa di presentazione della festa di sabato 19, Seydou ha anche annunciato:

«Se Dio ci aiuta, dovremmo iniziare con una comunità di accoglienza per minori nel mese di maggio. Una struttura da 5 posti per “pronta accoglienza”».

La cooperativa ha allestito anche un presidio medico, hanno collaborazioni con società sportive, hanno creato la Ballafon band. «Facciamo tutto questo perchè riteniamo che i ragazzi vadano integrati con un processo circolare: imparare l’italiano, un mestiere, collaborare col comune». Chi può ed è bravo è aiutato anche a tornare nella sua nazione: «Una integrazione possibile, però, solo se riescono ad interagire con la cittadinanza». Anche in un momento di festa, come quello di sabato 19.

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 18 Maggio 2018
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