Bisogna vivere in Cina per sfatare i luoghi comuni

Thomas Stiller general manager di Lu-Ve spa ci vive da sedici anni. «I cinesi sono diversi, è vero, ma solo culturalmente»

Cinesi alla Lu-Ve

È nato a Monza, ma le sue origini sono tedesche. È vissuto a Firenze e da 16 anni si è trasferito in pianta stabile in Cina. Parla molte lingue, cinese compreso, e un italiano con un’accattivante inflessione toscana. Dare a Thomas Stiller, general manager di Lu-Ve spa, del cosmopolita sembra perfino riduttivo. Non avere paura delle altre culture è un vantaggio notevole soprattutto per uno come lui che quotidianamente deve lavorare con i cinesi.

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L’elenco dei luoghi comuni che li riguarda è lunghissimo e allora Stiller parte da una considerazione generale. «L’unica cosa vera – dice il manager – è che i cinesi sono profondamente  diversi, non come razza, perché di razza ce n’è una sola, quella umana, ma dal punto di vista culturale. E quindi tutto ciò che è distante dalla nostra cultura lo facciamo diventare luogo comune, diceria».

Uno di quelli più abusati riguarda il saper stare a tavola con loro, fondamentale, secondo qualcuno, per concludere buoni affari in Cina. «Non è così – spiega Stiller – i cinesi sano fare affari a prescindere dalla cucina, non sono così ingenui. E poi il piacere di stare a tavola non è solo una loro caratteristica. È vero che tendono a chiudersi e sono sospettosi ma anche questo appartiene al loro dna culturale e alla loro storia».

In questo momento la preoccupazione più grande è la guerra commerciale scatenata da Trump che potrebbe avere conseguenze importanti per la seconda economia del mondo. «I cinesi, soprattutto nei grandi conglomerati, si danno delle risposte coerenti dimostrando di conoscere bene la mentalità occidentale – continua Stiller – Sanno benissimo che l’America poteva fare solo due cose: da una parte scegliere i dazi per destabilizzare la Cina dall’interno e dall’altra fare pace con il dittatore nordcoreano da sempre alleato dei cinesi».

Infine l’idea di una Cina che ama la bassa qualità, che sfrutta in modo indiscriminato l’ambiente e le persone si scontra con il “Chinese dream“, il programma di governance del presidente Xi Jinping per avere un Paese più bello e lasciare alle nuove generazioni cieli blu, campi verdi, acqua pulita e avere prodotti manifatturieri ecosostenibili. «La decisione di Lu-Ve spa di spostarsi dalla costa verso il centro del Paese – conclude Stiller – non nasce solo dalla necessità di avere più spazio e di razionalizzare i costi, ma anche per essere coerenti con la filosofia della nostra azienda. Investendo moltissimo in ricerca per sviluppare prodotti a basso consumo energetico, che utilizzino sempre meno fluidi refrigeranti e ad alto livello di riutilizzo, vogliamo favorire la realizzazione di quel sogno».

 

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 03 Settembre 2018
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