Educare con due “L”: Legami e Limiti”

Se ne parla alla "fasceggiata" (passeggiata con i bimbi in fascia) promossa dal Nocciolo per venerdì 14 settembre alle 17.30 e seguita dall'incontro con l'educatrice montessoriana Mariangela Panzi

Generico 2018

Inizia con una “fasceggiata” per le vie di Maccagno il ciclo di incontri “Conversando con…” pensato dall’associazione “Il Nocciolo” per promuovere il benessere dei bambini.
Il primo appuntamento, venerdì 14 settembre, è dedicato alla scoperta dei bisogni dei bimbi tra 0 e 3 anni: da qui l’idea di una “fasceggiata”, ovvero una passeggiata per mamme e papà accompagnati dai loro figli in fascia o per mano (i più grandicelli). All’escursione parteciperanno, assieme ai genitori, anche alcuni professionisti di Mem (educazione prenatale e perinatale) cui parlare, strada facendo, dei benefici del portare in fascia, della comunicazione prenatale, del massaggio neonatale, di pannolini lavabili e notti insonni (partenza alle 17.30 dal parcheggio sterrato vicino alle scuole di Maccagno).

In serata poi, dalle 20.30 alla Cittadella di piazza Santo Stefano, sempre a Maccagno, l’incontro con Mariangela Panzi, fondatrice dell’asilo montessoriano di Vezia (Canton Ticino). “Il mondo attorno ai bambini deve rallentare, hanno bisogno di ritrovare pace e tranquillità per crescere sereni e non diventare dei bulli”, spiega l’educatrice formatasi sotto la guida di Grazia Honegger. La proposta è quella di un’educazione fondata sulle due “L”: “Legami e Limiti perché è di questo che i bambini hanno bisogno, ed è questo che spesso manca loro”, spiega.

Nei nidi montessioriani i materiali non servono a stimolare il bambino, perché lo stimolo a conoscere e imparare è innato in ciascuno, ma sono pensati per offrire risposte ai bisogni del bambino: “Il neonato ad esempio ha bisogno di braccia, tenerezza e tranquillità, sin dai primi istanti di vita – spiega – La Montessori diceva che quando nascono sono tabula rasa, ma assorbono e poi dai 4 mesi la mano diventa il prolungamento dell’occhio, hanno bisogno di toccare e manipolare per imparare e di assaggiare, mettere in bocca. Più grandi puntano a travasare, infilare, incastrare, perché la mano è lo strumento dell’intelligenza”. A due anni possono già usare il coltello, pelare patate, uova e mandarini: si concentrano molto in queste attività perché più di qualunque giocattolo, ciò che gli interessa è fare come i grandi.
“Il modo giusto per comunicare con i bambini piccoli è usare poche parole con molto garbo, senza urlare –spiega la Panzi – Più delle parole conta l’aggancio visivo, la gestualità, la calma e la tranquillità turbate da troppi stimoli e troppa fretta e che in primis l’adulto, genitore o educatore che sia, deve imparare a ritrovare.

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Pubblicato il 12 Settembre 2018
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