Gran Premio, alle Bettole è la notte di Dario Vargiu
Il fantino vince 5 corse su sette compreso il Città di Varese con Pretending. Ordine di arrivo: 2,11,8,1

«Certe notti la strada non conta e quello che conta è sentire che vai». Il verso di “Certe notti“, famosa canzone di Luciano Ligabue, sembra scritto per il fantino Dario Vargiu che nella notte del Gran Premio Città di Varese, la gara clou della stagione dell’ippodromo delle Bettole, ha vinto 5 corse su sette, compreso l’handicap principale in sella a Pretending. Una serata speciale, iniziata con la minaccia della pioggia che ha allentato solo un pò la pista in erba senza però riuscire a spaventare il grande pubblico che si è presentato puntuale all’ippodromo.
Il Città di Varese memorial Carlo Curti è stato aperto dagli agenti della polizia a cavallo che, in sella a due splendidi murgesi, hanno accompagnato la sfilata dei dodici partecipanti. Un tocco di eleganza e al tempo stesso una presenza istituzionale che il pubblico ha mostrato di gradire. Sulla terrazza della Club House anche il deputato del Pd Gianfranco Librandi, il sindaco di Varese Davide Galimberti, il vice questore vicario Leopoldo Testa e la famiglia Curti, che insieme a tanti amanti dell’ippica hanno partecipato a una cena di beneficenza in favore dell’Uvi (Unione volontari per l’infanzia e l’adolescenza).

Il Gran Premio è stato vinto da Pretending. L’allievo di Botti è uscito con una bella progressione a metà della dirittura, precedendo Benazzi, War Asset e Aethos (2,11,8,1). Quote: 6,68 il vincente, 2,37, 1,86, 5,08 i piazzati. Mentre la tris e il quarté hanno pagato rispettivamente 260, 31 euro e 575,43 euro.
Il presidente della Svicc (Società varesina incremento corse cavalli), Guido Borghi, ha fatto come sempre gli onori di casa, sapendo di aver ottenuto per l’ennesima volta un buon risultato a fronte dei mancati trasferimenti da parte dello Stato che creano non pochi problemi di cassa alla Varesina. Sono otto mesi infatti che la società non riceve alcun tipo di sovvenzione e la politica sembra aver dimenticato che l’ippica italiana ha potenzialità interessanti anche sul fronte occupazionale. Oggi gli addetti del settore sono circa seimila ma, secondo le stime degli esperti, se ci fosse un rilancio potrebbero arrivare a ventimila. Per risollevare l’ippica occorre che lo Stato faccia la sua parte per intero, mentre oggi sembra concentrarsi solo sul prelievo delle scommesse.
Quest’anno la Svicc compie 140 anni. Una longevità che è anche garanzia sufficiente per rinnovare anno dopo anno la fiducia di fornitori e operatori, in attesa che le promesse fatte dalla politica di entrambi gli schieramenti prima o poi diventino realtà.
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