La statua di Garibaldi ritrova la sua camicia rossa

L'idea è del light designer Romano Baratta: con l'uso della luce, ridare colore e centralità ai personaggi storici. La statua gallaratese dell'eroe è uno degli esempi, insieme a Dante, Leonardo Da Vinci e altri personaggi storici: il grigio viene messo al bando

Statue colorate con la luce Romano Baratta

Un Garibaldi che ritrova la sua camicia rossa, insieme al poncho color blu. “Succede” a Gallarate, dove il light designer Romano Baratta ha deciso di proporre il gioco di luci sulla statua di Garibaldi che sta al centro della piazza dedicata all’eroe dei due mondi.

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Le statue ritrovano colore con la luce 4 di 4

Non è dunque realtà, ma una proposta. «È un’idea che abbiamo lanciato qui come in altre città: parto dalla mancanza di centralità della statua sulla piazza di oggi, circondata dalle auto e quasi nascosta allo sguardo» spiega Baratta, professionista di origini pugliesi, trasferitosi in città, già premiato a livello internazionale. «Le statue sembrano oggi solo arredo urbano, non elementi di storia e identità nazionale».

E come ridare importanza e centralità alle statue? Baratta lo fa con la luce, con un’idea radicale, capace di far discutere: «Le statue dedicate ai nostri eroi e ai nostri illustri connazionali sono abbandonate. Non sono presenti nella nostra quotidianità urbana. Le statue classiche non erano delle inebetite presenze senza anima, ma erano piene di vita. Erano colorate. Si manifestavano forti nel paesaggio urbano. Erano parte viva della città». L’idea dell’uso delle luci colorate si collega appunto all’aspetto perduto delle statue classiche, con un intervento che da un lato è a forte impatto, dall’altro è evanescente, provvisorio, rispettoso: «Con la luce è possibile farlo senza essere invasivi e deturpare i monumenti. Con una illuminazione mirata, elegante e ragionata si permette a questi monumenti di acquisire forza espressiva nel caotico clima urbano. Questi personaggi possono trasmettere attraverso la luce il loro messaggio storico».

Ed ecco dunque – nel caso gallaratese- che Garibaldi ritrova la camicia rossa mutuata dai lavoratori dei macelli di Montevideo, ritrova il poncho blu di derivazione sudamericana, che – pur meno noto della camicia vermiglio – compare nella iconografia storica ed esiste ancora. E con i colori e la luce la statua ritrova – appunto – centralità.

Il caso del Garibaldi gallaratese non è l’unico su cui Baratta Lighting Studio ha lavorato: «Abbiamo pensato a un’illuminzione della statua di Dante a Napoli, di quella di Leonardo Da Vinci a Milano in piazza della Scala, di Vincenzo Bellini a Catania. Una proposta portata avanti da noi, che faremo poi anche alle amministrazioni comunali». Di certo, è un’idea capace di provocare e far discutere, come del resto fa discutere – quando viene evocata – la realtà storica delle statue classiche colorate.

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 12 Dicembre 2018
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