Annullato il contributo Inps per chi sceglie la baby sitter
Si torna indietro. Allo scadere della maternità obbligatoria - ai 3 mesi del bambino - l'unica misura di sostegno a disposizione delle mamme lavoratrici rimane il congedo parentale
È ufficiale, l’Inps lo ha comunicato anche sul suo portale: il contributo baby sitter e asilo nido non verrà prorogato e, dunque, decade la sola alternativa al congedo parentale messa in campo a livello nazionale per sostenere le famiglie con entrambi i genitori lavoratori.
“La decisione del governo ci lascia sbigottiti e increduli – si legge in una nota diffusa da Yoopies.it, il portale di riferimento per le famiglie che cercano una baby sitter – La sola misura che aiutava le madri lavoratrici ad avere un reale e quotidiano supporto, spazzata via senza una valida alternativa”.
Potrà beneficiare del contributo solo chi ha già presentato domanda entro il 31 dicembre 2018.
D’ora in poi le neo mamme che avranno l’intenzione o la necessità di tornare al lavoro dopo il congedo di maternità obbligatorio, cioè ai 3 mesi del bambino, lo dovranno fare totalmente a loro spese. A meno di non poter arruolare nonni volenterosi o riuscire a rientrare nella misura “Nidi gratis” di Regione Lombardia che si è impegnata a rinnovare il bando anche per il prossimo anno. Ma gli asili nido difficilmente accolgono bambini prima dei 6 mesi (età in cui generalmente iniziano a stare seduti e a variare l’alimentazione di solo latte introducendo gradualmente cibi complementari).
Nella stessa direzione è orientato il Bonus nido 2019 annunciato dall’Inps nei giorini scorsi che riconosce fino a 1500 euro di contributo per le coppie che decidono di iscrivere il figlio all’asilo. D’ora in poi il contributo per la baby sitter sarà possibile solo per i bambini con “patologie croniche gravi”, al punto da rendere impossibile l’iscrizione al nido.
“Un passo indietro rispetto al già esiguo e limitato supporto alle madri lavoratrici italiane – si legge ancora nella nota di Yoopies.it – La decisione presa presenta gravi conseguenze rispetto alla facilità di rientrare sul mercato del lavoro o di mantenere le stesse posizioni e gli stessi ruoli lasciati per intraprendere l’avventura della maternità”.
La decisione pone i genirori nuovamente davanti ad una scelta che si pensava superata: la scelta delle donne fra il lavoro e la famiglia.
L’annullamento del contributo lascia l’amaro in bocca, soprattutto all’interno di un contesto europeo in cui altri Paesi garantiscono politiche sociali ed economiche volte a favorire il binomio mamme/lavoro, permettendo addirittura di dedurre dal reddito complessivo un’alta percentuale dei costi per la custodia dei bambini – e non solo parte dei contributi previdenziali come avviene in Italia.
Mentre in altri Paesi europei la figura della baby sitter viene regolamentata, poiché ne viene riconosciuto il valore e il fondamentale supporto che può dare alle famiglie, questa triste notizia sottolinea come in Italia l’accesso all’aiuto domestico, in particolare ad un aiuto per i propri piccoli, sia un lusso.
Senza contare che la mancanza di incentivi economici e fiscali favorisce il lavoro in nero, una vera emergenza che si riscontra nell’intero settore del lavoro domestico.
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