Referendum sullo stipendio del sindaco, una questione senza fine

Una questione che per molti dovrebbe essere già chiusa. Eppure ha ancora tenuto banco nella seduta del 24 gennaio del consiglio comunale

Referendum costituzionale

L’ipotesi di un referendum consultivo sulla congruità dello stipendio del sindaco, che faceva parte delle promesse elettorali del sindaco Galimberti e – come hanno ricordato diversi consiglieri – fa ancora parte del programma, è rimasta sempre sospesa, e periodicamente dai banchi della minoranza viene sollevata: durante il consiglio comunale di ieri sera, 24 gennaio,  in particolare è stata la mozione firmata da Piero Galparoli di Forza Italia,  che richiama il sindaco a mettere in pratica il punto del suo programma, a riportare in luce il dibattito.

“C’E UNO STUDIO IN CORSO”

«Rassicuro che lo studio di un meccanismo di valutazione è in corso – Ha risposto il sindaco Davide Galimberti – Un docente universitario sta valutando un sistema mai attivato in altre amministrazioni pubbliche. Attraverso un ulteriore istituto di ricerca che si occupa di organizzazioni di organismi complessi, sta analizzando un meccanismo che sottopone a tale valutazione non solo il sindaco, ma la giunta, il consiglio comunale e tutti coloro che hanno responsabilità amministrative. Con l’ottica di fare una valutazione oggettiva dell’operato delle istituzioni». Parole che evocano un impegno importante, che non ha però l’aria di essere messo in pratica entro marzo come ricorderebbe il programma e non sembra nemmeno on line. Anche se questo non sembra essere un problema per nessuno.

“UN SISTEMA DI VALUTAZIONE C’E’ GIA’: IL VOTO DEGLI ELETTORI”

«Il sistema di valutazione dell’operato del sindaco è molto chiaro per tutti: sono le elezioni – ha risposto il consigliere della lista Orrigoni Rinaldo Ballerio – Sindaco, Lei risponde alla mozione del mio collega con dei discorsi ecumenici che rimandano a tempi certi e soluzioni incerte. Ma diciamolo: il suo stipendio e il suo lavoro sono definiti per legge, il giudice del suo operato c’è ed è chiaro chi è: l’elettorato, che alla fine del mandato dà un responso preciso. E’ inutile stuzzicarsi a vicenda: non rinvii la questione, ma lo dica chiaramente “lasciatemi lavorare, mi giudichino i cittadini quando sarà il momento” »

«Mi fa piacere che Galparoli abbia risollevato, con questa mozione, un problema che mi sta a cuore: quella della cronica mancanza di risposte di questa giunta ai consiglieri comunali – ha sottolineato Marco Pinti, Lega – Ci sono mozioni rimaste per 15 mesi inevase. Alcune, mie, le proponevano di togliere la dizione del referendum già tempo fa. Non ha nemmeno risposto, e ora si ritrova a rispondere». Pinti precisa, tra l’altro: «Noi siamo sempre stati contrari nel merito a questa questione: siamo dell’idea che il sindaco si meriti tutta la paga che riceve. E’ il metodo, che contestiamo vivacemente».

Una opinione condivisa dal consigliere Gaetano Iannini: «Il compenso che lei prende, signor sindaco, non è per quanto lavoro svolge, ma per la responsabilità che si assume: quindi per me non va neanche messo in discussione. Quello che mi innervosisce della questione è che lei risponde attaccando gli altri. Sarei stato d’accordo con voi per chiudere questa questione e respingere la mozione, ma questo suo atteggiamento finirò per votarla».

Insomma, una querelle che continua solo perchè nessuno fa un passo indietro: parlarne è venuto a noia alla maggior parte dei consiglieri di minoranza, ma non essendo mai una questione formalmente chiusa, ogni tanto riparte solo perchè nessuno mette la parola fine.

«Ammettiamolo: la sua è stata una uscita elettorale in versione grillina e ancora ce la trasciniamo dopo due anni e mezzo – ha commentato Fabio Binelli, Lega – Non ci dev’essere stato nemmeno un cittadino di Varese che ci abbia creduto, perché ci stiamo perdendo ancora tempo?».

Secondo alcuni, ci vorrebbe pochissimo per risolvere la questione: «Ci vuole poco a fare marcia indietro: basta dirlo che non si fa più, e la questione è chiusa – ha sottolinato ancora Ballerio – Per favore tolga quell’accenno ai referendum, ci toglierebbe tutti dall’imbarazzo per una questione che non ha nessun senso: ragionare sul suo stipendio, che qui nessuno mette in dubbio».

UN VOTO ALL’INSEGNA DELL’ASTENSIONE

Al momento del voto, a sostenere la mozione di Galparoli ci sono solo i suoi colleghi di partito. I favorevoli sono stati infatti 3:  lo stesso Galparoli, Domenico Esposito e Simone Longhini.

Ma i contrari non sono tutti gli altri, anzi non rappresentano nemmeno l’intera maggioranza. A spiccare nella votazione sono state infatti le astensioni, ben 7: tra cui si annovera anche un membro della maggioranza, Valerio Crugnola della lista Galimberti.

«Prendo atto che il referendum, cosi come raccontato all’inizio, alla fine lei non lo farà – ha chiuso così Galparoli – Vorrà dire che da domani il referendum lo farò io, sui social».

E la questione, ancora una volta, rimarrà aperta.

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

Il web è meraviglioso finchè menti appassionate lo aggiornano di contenuti interessanti, piacevoli, utili. Io, con i miei colleghi di VareseNews, ci provo ogni giorno. Ci sosterrai? 

Pubblicato il 25 Gennaio 2019
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.