“Con un padre straniero, sarei abbastanza gallaratese?”
La lettera di una donna che riflette dopo le parole del sindaco Cassani a commento dei dati demografici della città. "Gallaratesi anche i titolari dei ristoranti cinesi di successo, i “kebabbari” del centro, gli efficientissimi riparatori di telefonini della stazione"
Riceviamo e pubblichiamo una lettera che prende le mosse dalla notizia sui dati demografici di Gallarate e sul commento del sindaco Cassani (qui, invece qui un’altra lettura)
Cara Varesenews,
sono una giovanne donna della provincia di Varese. Sono cresciuta a cavallo tra Castellanza e Busto Arsizio ed ho sempre frequentato molto Gallarate sia per amicizie in zona che per alcuni negozi specializzati in cibi e spezie asiatiche di cui sono ghiotta. Da due anni vivo in un piccolo Comune sul lago di Comabbio, una zona che adoro sia per la bellezza delle sue aree verdi sia per la buona organizzazione del territorio dal punto di vita umano.
La mia è una famiglia internazionale: mio padre è straniero, presto sarà anche cittadino italiano, mia mamma è sempre stata italiana, ho parenti di varie nazionalità in tre continenti, alcuni in Italia. Fin da piccola ho viaggiato molto. In età adulta ho passato diversi anni all’estero sia per studio che per lavoro, da “straniera”. Poi ho deciso di tornare nella mia bella provincia di Varese, avendo anche la fortuna di poter svolgere le attività lavorative sviluppate all’estero anche dall’Italia. Il concetto di “nazione” mi è sempre stato un po’ stretto. Ai mondiali di calcio o di volley tifo per l’Italia e anche un po’ per altre squadre. Indubbiamente sono innanzitutto una cittadina del mondo, poi europea, poi italiana e poi varesotta. Certo, si può far parte di uno stato ed avere legami di fedeltà ed affetto nei confronti di una o più aree geografiche in base alle esperienze di vita.
Oggi ho letto l’articolo in cui si parla dell’arresto di crescita di demografica a Gallarate. Al leggere le affermazioni del sindaco, che si felicita per il rallentamento della crescita di cittadini stranieri e ne descrive l’arrivo in passato come un fatto categoricamente negativo, ho sentito un colpo allo stomaco. Se io fossi gallaratese, lo sarei abbastanza per il sig. sindaco? E mio padre, che vive, lavora e paga le tasse in italia da oltre 30 anni? E se fossi scusa di pelle? Se fossi musulmana o buddista? Se avessi gli occhi a mandorla?
Non voglio assolutamente negare che alcune persone di cittadinanza o di origine straniera causino problemi: i problemi esistono e vanno affrontati con precisione senza spargere a macchia d’olio le colpe di pochi su tutti, nemmeno per convenienza politica. La maggior parte delle persone, straniere e non, desidera semplicemente vivere al meglio senza sopraffarre i diritti di alcuno ed è parte viva della comunità in cui vive, lavora, studia. Fomentare una paura costante dell’”altro” non aiuta nessuno ad andare al nocciolo della questione.
Sono gallaratesi anche i titolari dei molti ristoranti cinesi di successo, i “kebabbari” del centro, gli efficientissimi riparatori di telefonini della stazione, i muratori marocchini, i pizzaioli egiziani, gli operai pakistani, gli imprenditori import-export bengalesi e tutti i loro figli che crescono assieme ai loro compagni di scuola a Gallarate.
Mi auguro che i gallaratesi, tutti, ne tengano conto e si ricordino che tutti i residenti hanno diritto a partecipare alle elezioni comunali.
A proposito, che fine ha fatto la vicenda di Jean-Claude Mbede, il giornalista che da tempo ha maturato i requisiti per la cittadinanza che attendeva l’appuntamento con il sindaco di Gallarate per giuramento e cerimonia? Cara Varesenews: se puoi, pubblica un aggiornamento in merito.
Grazie e buon anno a tutti.
Erica
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