Spazio Yak, dai Quartieri alla Cultura

Non è un caso se la commissione cultura del 5 si è tenuta nella "residenza artistica" delle Bustecche: il primo punto all’ordine del giorno era quello di presentare il luogo alla commissione e al suo assessore

consiglio comunale varese

Non è un caso se la commissione cultura del 5 febbraio 2019 si è tenuta allo spazio Yak, alle Bustecche, invece che nelle solite sedi a palazzo Estense.

Il primo punto all’ordine del giorno era infatti quello di presentare lo spazio culturale proprio alla commissione cultura e al suo assessore, Roberto Cecchi: la nascita di uno spazio teatrale da quella che fu la “Piramide della nuova Urbanistica” è infatti merito di un bando dell’assessorato ai quartieri, che ha concesso in gestione lo spazio in cambio di un lavoro sul territorio.

«Con l’assessore Strazzi, però, ci siamo detti che in fondo la nostra è prettamente una attività culturale, anche se “presa in carico in comune” col bando quartieri – ha spiegato Stefano Beghi, presidente di Karakorum teatro, la realtà che da un anno a questa parte ha in gestione lo spazio – E quindi era giusto presentarsi alla Commissione Cultura e all’assessorato relativo».

Il bando che hanno vinto, e che ha permesso di riaprire lo spazio il 15 dicembre 2017, in realtà non erogava risorse ma concedeva solo lo spazio: «L’investimento di partenza è stato di 40mila euro, sostenuto da noi, che siamo una realtà privata: e che per questo abbiamo presentato non solo un progetto ma anche un vero e proprio piano finanziario».

L’idea di fondo, che ha animato Karakorum teatro, era quella di «Mettere in un quartiere periferico una attività culturale: che non è “periferica” ma che, per quel che offre, sarebbe “da centro” . Per questo abbiamo previsto una quota di spesa in un quinquennio di circa 350mila euro».

Alla fine, l’idea di base funziona: «Il successo è stato immediato, sopratutto in termini di relazione con il territorio, ma anche riguardo il successo delle produzioni teatrali a pagamento, che ha visto passare di qui oltre 2800 spettatori paganti – ha spiegato Beghi – Ora però bisogna dare una sostenibilità al progetto».

La relazione di consuntivo della prima annualità offre infatti dei numeri e dei primi risultati che sono positivi e negativi insieme: «Per esempio, alcuni risultati che ci siamo prefissi nel quinquennio li abbiamo raggiunti in un anno solo – continua Beghi nella sua relazione ai commissari – Ci eravamo prefissi di avere l’80 per cento degli spettatori paganti agli spettacoli entro 5 anni, ma negli ultimi 12 mesi tutti gli spettacoli sono già andati sold out, con il risultato che abbiamo superato in poco piu di un anno l’obiettivo che ci eravamo prefissati in cinque».  Il successo però chiede molti piu soldi: «Potremmo soddisfare tutti per esempio raddoppiando le date: ma questo significa pagare di più le persone e molto altro. I nostri costi crescerebbero in maniera ora insostenibile».

Per non parlare dei progetti per il quartiere, che sono in linea di massima gratuiti: «Molte iniziative di successo, come gli spettacoli per bambini con laboratorio, vedono circa 80 partecipanti ogni volta. La balera di capodanno per gli anziani ha visto la partecipazione di 70 persone. E ora non fanno che chiederci altre iniziative simili: che però hanno tutte un costo».

Di certo, le persone li considerano già come parte della realtà cittadina: «Di più: la gente ci scambia per il comune, riconosce un presidio pubblico in questo posto. E qui si impone una riflessione prettamente politica: con questo spazio abbiamo fatto una proposta e dato un modello, che è di lungo termine e sostenibile come soggetto privato. Però bisognerebbe trovare una reale modello di partenariato tra pubblico e privato, per coprire anche il “servizio pubblico” legato a queste attività. A Bergamo per esempio hanno investito economie insieme a un privato per il rilancio del teatro: è un caso unico in Italia, ma su cui vale la pena studiare».

D’altra parte, le iniziative dello spazio Yak – dall’animazione per le persone del quartiere, al rapporto con le scuole, alla proposta di riqualificazione della piazza che sta fuori lo spazio – cominciano a toccare parecchi assessorati diversi: «Il progetto va dalla riqualificazione urbanistica al discorso sociale, dalla cultura, al commercio e di altro – sottolinea Beghi .- Per questo si potrebbe provare insieme a ragionare su un tipo di progettualità che metta insieme assessorati differenti, che possano essere incisivi col territorio ad un costo inferiore per tutti».

«Non possiamo lasciar cadere questa riflessione, penso che una questione di questo genere meriti approfondimenti ulteriori – ha detto l’assessore alla cultura Roberto Cecchi – Ci vuole un apporto sociologico su quello che è stato è e sarà questo luogo, per poter avviare una seria programmazione. C’è bisogno di dati».

Un’esigenza che non ha colto gli under 35 di Karakorum impreparati: «Noi ci definiamo residenza artistica, e siamo parte di un network che grazie anche alla Regione stiamo cercando di misurare – ha risposto Beghi – Stiamo perciò monitorando numeri e costi, anche delle iniziative che non hanno biglietto, per creare un modello su cui ragionare. Perchè lo scopo finale è di uscire da un modello di teatro come pura fruizione con modelli piu ibridi che rendano sostenibili».

«La scommessa fatta con questo bando ha portato un grande vantaggio al comune e all’ufficio quartieri – ha commentato e concluso, l’assessore che per prima è entrata in relazione con i giovani di Karakorum, Francesca Strazzi – Anche perchè non solo hanno rispettato le promesse fatte, ma hanno fatto molto di piu per animare il quartiere. Ora possiamo dire che Spazio Yak è il fiore all’occhiello dell’ufficio quartieri: ma noi possiamo solo sostenere le attività di quartiere, che ci competono. Ora è il momento di riflettere sulle attività di tipo prettamente culturale»

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 06 Febbraio 2019
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