Sala, Colau e l’alleanza dei sindaci : “Salviamo il progetto d’Europa, contro i nazionalismi”

I primi cittadini di Milano e Barcellona a confronto sulle sfide dell'Unione. Dal contrasto ai 'paradisi fiscali' dentro la Ue alla gestione dei migranti, al contrasto alla povertà. Con al centro il ruolo delle città

«Le prossime elezioni europee saranno l’occasione per rinnovare l’Unione Europea, per riportarla più vicina ai cittadini, secondo l’esempio degli statisti che l’hanno creata». Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha accolto nella sua città l’omologa di Barcellona Ada Colau.

L’incontro – ‘L’Europa delle città’ – è stato ospitato alla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli ed è stato moderato dal padrone di casa, Massimiliano Tarantino (segretario generale della Fondazione). Un’occasione, per i due sindaci, per parlare del futuro dell’Unione Europea, che deve partire dalle città: «L’Europa deve ripartire dal principio d’inclusione dei territori», afferma Sala. «La storia del nostro continente è divisa, molto brevemente, in tre fasi: quella iniziale, in cui i politici europei decisero di creare un’unione che avesse come primo obiettivo quello di non ripetere più le atrocità viste negli anni precedenti. La seconda è stata caratterizzata da grandi statisti, come Helmut Kohl, che tuttavia prevedevano una crisi futura. E oggi siamo proprio in quella crisi. Non bisogna però – ammonisce Sala – cedere ai nazionalismi e ai sogni autarchici, che sarebbero un vero e proprio disastro per tutti noi. Il compito di tutti è quello di non dividerci tra gli interessi nazionali e quelli europei: se si ha una visione d’insieme, si può e si deve perseguire entrambi».

«L’obiettivo principale della nascita della UE, cioè di impedire altre guerre fratricide, non possiamo mai dimenticarlo», afferma Ada Colau in un ottimo italiano. Lei infatti ha studiato in Erasmus a Milano e ci ha vissuto per alcuni anni («È sempre bello tornare qui e vedere cari amici», dice sorridente a margine dell’incontro), prima di diventare sindaca del capoluogo della Catalogna. E spende parole d’elogio per il nostro paese: «Amo l’Italia e ho grande stima del vostro paese. Non solo per la lingua, la cultura, la cucina, ma anche per la cultura democratica. Per il suo forte spirito antifascista, che a differenza della Spagna ha saputo sovvertire un regime dittatoriale. Per questo penso che gli italiani debbano guardare con fiducia il futuro. La marcia anti-razzismo (del due marzo scorso, ndr) è un indizio che fa ben sperare. E sono orgogliosa di poter dire che l’abbiamo organizzata anche qui a Barcellona e ha avuto un successo analogo».

La Colau concorda con Sala nel respingere il concetto degli Stati Nazione: «È un’idea che va contrastata. Non si possono affrontare i grandi temi del nostro tempo da soli, ma ci vuole una risposta unitaria a livello europeo. E per questo serve maggiore collaborazione con le città, come Milano e Barcellona, che sono il vero motore dei nostri Paesi. La UE sotto molti aspetti è molto lenta».

«Oltre a essere lenta, è anche incompleta» aggiunge Sala, che si sofferma sul delicato rapporto con i colossi del web, di cui si sente parlare molto spesso ultimamente. «Il fatto che non ci sia una vera politica fiscale unitaria ha, tra le conseguenze, il fatto di avere multinazionali con fatturati enormi, come Google, che aprono la sede a Dublino, pagano tasse irrisorie e possono fare business indisturbati. Sono queste le tematiche da affrontare in vista delle elezioni europee».

Il focus si sposta quindi sul delicato tema dell’immigrazione. Questione che vede comunque i due sindaci sulla stessa lunghezza d’onda: «L’immigrazione è una ricchezza per il nostro continente, e l’invasione è una falsità» afferma, decisa, la Colau. «Non dobbiamo dimenticarci che, nel mondo, ci sono paesi che devono gestire flussi migratori decisamente più importanti dei nostri. Ma su questo mi sento di incolpare anche la sinistra, che negli ultimi anni ha inseguito la destra proprio su questo tema».

«L’Italia ha il 9% di immigrati, Milano ha il 20% e funziona benissimo. Ma la nostra stella polare deve essere sempre il realismo» sottolinea Sala. «Innanzitutto non possiamo pensare che tutti la pensino come noi. Ed è a quelli che bisogna parlare. Ma comunque non credo che gli italiani siano razzisti. Esclusa una parte, per fortuna minoritaria, ci sono molte persone che possono sentirsi in competizione con gli stranieri. Penso ad esempio alle case popolari: a Milano abbiamo 70mila case e 4mila persone in lista d’attesa. Se l’attesa si protrae e qualcuno comincia a sventolare slogan come ‘Prima gli italiani’, si possono creare conflitti» (Sala ha ricordato anche che il grosso delle case popolari a Milano e in Regione è però in mano ad Aler, l’agenzia della Regione, governata dal centrodestra).

In conclusione i due sindaci, che amministrano due tra le città più ricche d’Europa, concordano nel promuovere una più stretta collaborazione tra sindaci, transnazionale: «Non è mia intenzione lanciare il Partito dei Sindaci – precisa sorridendo Sala, riportando un’idea rimbalzata spesso negli ultimi anni -, ma i sindaci di tutta Europa dovrebbero lavorare insieme, incitando la UE ad aiutarci maggiormente».

«In certi ambiti l’aiuto economico dell’Europa è zero», dice la Colau. «Sul tema dell’immigrazione, per esempio, la UE dà aiuti economici al governo centrale. Che, nella nostra città, li ha spesi per costruire un centro, che definirei di detenzione. Ma se li potessimo gestire noi, avremmo utilizzato quei soldi per portare avanti politiche di integrazione, che avrebbero beneficiato tutti».

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Pubblicato il 04 Aprile 2019
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