“Mi è stata data grande fiducia, sento una forte responsabilità”

Attilio Caja resterà sulla panchina della Openjobmetis fino al 2022. «Bulgheroni apprezza la mia etica del lavoro, Bizzozi è una grande aggiunta per il vivaio. E sulla conferma di Cain sono fiducioso»

basket pallacanestro varese

Due stagioni e mezzo alle spalle (più un altro tot di partite nella prima esperienza), altre tre davanti, tutte da scrivere con l’inchiostro biancorosso. Il matrimonio nell’aria da tempo ma annunciato oggi dalla Pallacanestro Varese con Attilio Caja, potrà diventare uno dei più lunghi di sempre per il club cinque volte campione d’Europa ed essere anche una rarità per quanto riguarda il basket italiano. Nel quale, a fronte di qualche eccezione (Maurizio Buscaglia su tutti, a Trento dal 2010, oppure Max Menetti a Reggio Emilia negli anni scorsi), è ben difficile che un tecnico resti alla guida di una squadra per più di due o tre anni.

Un accordo che rende innanzitutto orgoglioso l’uomo che lo ha firmato, Attilio Caja appunto: «Sono soddisfatto, ovviamente, per l’accordo ma questo non è il solo fatto che mi rende felice. La mia contentezza nasce dal fatto che a spingere per questo contratto sia stato innanzitutto Toto Bulgheroni, persona di altissimo profilo che tra l’altro segue quotidianamente gli allenamenti della squadra e che probabilmente ha gradito l’etica del lavoro che porto ogni giorno il palestra. E poi perché in questi anni chi parla di Varese descrive la squadra come un sistema facilmente riconoscibile, che ha una impronta ben definita, che ha una sua anima. Questo per un allenatore è un grande complimento, soprattutto quando i discorsi arrivano dal di fuori dell’ambiente in cui si sta lavorando».

Il contratto, triennale, è particolarmente lungo considerando anche le stagioni già trascorse sulla panchina biancorossa. Lo ha chiesto lei, o le è stato proposto dalla società?

«È stata una scelta del club che mi è stata sottoposta e che io ho accettato con grande piacere. Del resto l’ho sempre detto: io mi trovo bene a Varese, intesa come città ma anche come ambiente cestistico. C’è empatia con il pubblico e affiatamento con il gruppo di lavoro formato, oltre che da me, dallo stesso Toto e da Andrea Conti. Detto questo, il fatto di avere firmato un’estensione di tre anni mi dà ulteriori, grandi responsabilità: dovrò essere capace di restituire a Varese la grande fiducia riposta nella mia persona».

Il club, nel frattempo, ha fatto una scelta forte anche a livello di settore giovanile con l’ingaggio di Stefano Bizzozi a responsabile tecnico dell’intero vivaio. Cosa ne dice?

«Sono felice dell’arrivo di Stefano: siamo quasi coetanei, ci conosciamo da tempo e abbiamo collaborato ai tempi in cui allenavo a Pesaro. Ci siamo sentiti, parlati e credo che con lui la Pallacanestro Varese abbia scelto di fare un ulteriore salto di qualità per le giovanili, in modo da proseguire su una strada di costante miglioramento».

Ma è possibile, secondo lei, avere una continuità tecnica e tattica tra giovanili e prima squadra?

«Beh, il sogno è quello di una cantera nello stile di certe grandi società calcistiche, anche se è molto difficile imitare quel modello. Vedremo, sarebbe interessante coltivare qualche giocatore valido anche per la formazione senior e credo che Stefano sia molto utile anche dal punto di vista del reclutamento di ragazzi che abbiano certe caratteristiche. In questo momento non vedo giocatori del vivaio pronti per la Serie A, qualcuno buono c’è ma deve ancora “farsi il fisico” per quel livello. Stiamo in campana».

Pallacanestro Varese e Attilio Caja, matrimonio fino al 2022

A proposito di prima squadra, par di capire che l’impianto sia lo stesso della stagione appena conclusa. Sei stranieri, il quintetto più il cambio della guardia-ala, poi il gruppo italiano che dovrà comprendere la riserva del pivot.

«Sì, l’orientamento è quello, con Tambone e Ferrero già sicuri di restare, Natali vicino al rinnovo e Cain nello spot di centro titolare anche se come sappiamo Tyler non ha ancora firmato e ha sul tavolo la trattativa. Su di lui sono piuttosto fiducioso: si è trovato bene qui, a livello sportivo ma anche per la sua famiglia e ha qualità che ben si sposano con la nostra squadra e le necessità della Openjobmetis. Non è detto che queste caratteristiche vadano bene da altre parti, come non è detto che certi giocatori si possano adattare al nostro basket».

Intanto cambierà il suo staff, almeno a livello di assistenti allenatori. Come mai?

«La premessa è doverosa: io voglio ringraziare, una per una, tutte le persone che hanno lavorato al mio fianco in questa stagione e in quella scorsa. Il lavoro svolto è stato pesante ma anche positivo: molti vedono solo la mia figura, ma con me c’erano altri tre allenatori (Jemoli, Bulleri e Diamante ndr), il preparatore, i fisioterapisti e i medici, tutta gente che si è impegnata a fondo per il bene della squadra. Ora, è vero, cambieranno molte figure perché credo che a un certo punto sia necessario voltare pagina per evitare che certe mansioni diventino una routine. E poi nello staff certi ruoli sono concatenati tra loro; se una lascia, anche la collocazione degli altri ne può risentire. Naturalmente non sarà un cambiamento al buio, abbiamo già individuato alcune figure che potranno entrare a far parte del gruppo di lavoro: siamo sereni anche su questo aspetto».

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 29 Maggio 2019
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