Si apre una crepa nella ‘ndrangheta lonatese, il boss parla

La decisione di Emanuele De Castro dopo l'ultima operazione contro la locale di 'ndrangheta che lo ha riportato in carcere per la terza volta negli ultimi dieci anni

emanuele de castro

Il boss 51enne di Lonate Pozzolo, Emanuele De Castro, ha deciso di collaborare con la giustizia. Il suo nome negli ambienti criminali circola dagli anni ’90. Dai primi duemila il salto di qualità con la ‘ndrangheta del quale diventa affiliato sotto l’ala protrettrice di Vincenzo Rispoli, capo della locale di Legnano-Lonate Pozzolo e fratello del genero di Carmelo Novella; col tempo assume addirittura il ruolo di “bacinella” del clan e cioè l’uomo che raccoglie e tiene conto di tutte le entrate delle attività illegali e legali con il compito di coprire tutte le spese.

La fiducia nei suoi confronti era massima, fino a quando tutto è andato bene, ma oggi dopo gli anni di carcere per l’operazione Bad Boys e Infinito del 2009 e dopo la nuova inchiesta Krimisa che gli ha riaperto le porte del carcere, Emanuele De Castro, il siciliano tra i calabresi, avrebbe deciso di cambiare strategia e aprire ad una collaborazione. La testimonianza di De Castro sarebbe molto importante perchè potrebbe fare luce sulla strategia della cosca, ritornata in attività soprattutto sul territorio di Lonate Pozzolo e Ferno con il business dei parcheggi attorno a Malpensa, bar come l’Atlantic e altri investimenti.

De Castro, insieme a Rispoli, Cataldo Casoppero, ai De Novara, in collaborazione più o meno forzata con Mario Filippelli e con la regia del boss di spicco dei Farao-Marincola, Giuseppe Spagnolo, stava provando a ricreare il nucleo che fino a dieci anni fa faceva il bello e il cattivo tempo in tutta l’area attorno a Malpensa.

Data la delicatezza della questione il nuovo legale Adriana Fiormonti non conferma e non smentisce tale eventualità e conferma solo che il suo assitito avrebbe richiesto il rito abbreviato. Mo0lti sono però i segnali che fanno pensare ad un cambio di strategia da parte di De Castro.

Da lui ora gli inquirenti si attendono una ricostruzione meticolosa puntando sul fatto che sono ancora pochi i pentiti di ‘ndrangheta, capace di chiudersi a riccio all’interno dell’intreccio delle relazioni familiari tra gli affiliati. Non a caso a parlare è stato il siciliano, quello che più d’uno tra gli affiliati non lo considerava un suo pari.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 03 Ottobre 2019
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