Via al processo agli “operai” della ‘ndrangheta di Lonate Pozzolo

Al via in tribunale a Busto Arsizio il dibattimento che coinvolge cinque persone accusate di aver agito con l'aggravante del metodo mafioso

tribunale busto arsizio processo krimisa

I volti nei grandi schermi dell’aula Falcone e Borsellino del Tribunale di Busto Arsizio sono rimasti impassibili mentre il giudice Rossella Ferrazzi ha letto il dispositivo che rigettava l’eccezione dei legali sulla lesione del diritto difesa, così il processo ad una parte degli imputati dellindagine Krimisa accusati di aver agevolato, a vario titolo, i componenti della cellula di ‘ndrangheta che da anni ammorba la zona tra Legnano e Lonate Pozzolo ha potuto prendere il via.

Mentre i boss e gli affiliati si giocano il destino dei loro prossimi anni in abbreviato (sentenza a marzo), quelli che non hanno l’associazione a delinquere ma solo l’aggravante del metodo mafioso, hanno scelto la via del dibattimento che, per competenza territoriale, è arrivato nelle aule di Busto Arsizio. L’unico ad essersi trovato impantanato nel dibattimento con l’associazione a delinquere è Cataldo Casoppero, imprenditore edile già finito nella vecchia inchiesta di 10 anni fa.

Quella di oggi è stata la prima udienza di un lungo processo che vedrà sfilare, tra accusa e difesa, oltre 100 testimoni. Tra loro è in programma anche il primo pentito della locale di Legnano-Lonate, Emanuele De Castro che potrà far luce su alcuni ruoli anche minori dell’associazione dando la possibilità di riaccendere un faro su un fenomeno che ormai sembra essersi insediato nel profondo della società in alcune zone della nostra provincia e di tutta la Lombardia.

A processo ci sono anche seconde generazioni come il 30enne Giuseppe Rispoli, nipote del boss Vincenzo Rispoli che settimana prossima sarà in aula per il processo in Corte d’Assise per l’omicidio di Cataldo Aloisio del 2008.

Destini che si incrociano ma senza la possibilità di vedersi ed incontrarsi fisicamente.  Alcuni degli imputati, infatti, erano collegati in videoconferenza da varie carceri d’Italia (Siracusa, Palermo, Terni). Proprio questa distanza sarebbe stata contestata dai legali i quali hanno provato ad ottenere uno stop al processo sostenendo che la lontananza dai loro assistiti non permetteva un giusto confronto durante l’udienza e una difficoltà oggettiva per gli imputati di intervenire o di ascoltare in maniera chiara. Tentativo già provato in udienza preliminare  che anche questa volta non ha avuto successo dopo che il collegio giudicante ha deciso, motivando in maniera consistente, che non vi è alcun impedimento e che si va avanti così.

Superata la fase iniziale verrà dato incarico ad un perito di tradurre dal calabrese le intercettazioni, anche questa volta alla base del materiale probatorio presentato dall’accusa rappresentata dal pm Alessandra Cerreti, in modo da ridurre al minimo lo spazio alle interpretazioni. Il calendario processuale sarà serratissimo ed entrerà nel vivo da maggio con due udienze a settimana fino a settembre.

Nuova operazione contro la ‘ndrangheta: 28 arresti attorno a Malpensa

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

Un cittadino bene informato vive meglio nella propria comunità. La buona informazione ha un valore. Se pensi che VareseNews faccia una buona informazione, sostienici!

Pubblicato il 06 Febbraio 2020
Leggi i commenti

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.