Aspettavano il trapianto di rene “incrociato”: missione compiuta

Lieto fine per la storia raccontata nello scorso ottobre: i disordini in Spagna avevano impedito una delicata operazione. Ora ecco com’è andata

Avarie

Avevamo raccontato la disavventura di una coppia di un paese sul Lago Maggiore che attendeva il risolversi di una delicata situazione internazionale – i disordini a Barcellona della metà del mese di ottobre – per veder coronare un sogno di speranza: un trapianto crossover, vale a dire con donatori incrociati. Oggi quella storia è andata a buon fine.

riporta quotidianosanità.it:
“Dopo il primo successo dell’agosto 2018, lo scorso 22 ottobre è stata realizzata una nuova catena di donazione e trapianto: una donna spagnola ha donato un rene a un paziente italiano, mentre la moglie di quest’ultimo, immunologicamente incompatibile con suo marito, ha “restituito” l’organo donandolo al figlio della prima donatrice, in attesa di trapianto. Teatro dei due interventi il Centro trapianti di rene e pancreas dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Padova, diretto dal professor Paolo Rigotti, e l’Unità di trapianto renale della Fondazione Puigvert dell’Università di Barcellona. L’intervento è stato realizzato dalla professoressa Lucrezia Furian. Entrambi i pazienti e i loro rispettivi donatori sono già tornati a casa”.

«È il secondo caso di donazione crossover tra Italia e Spagna – spiega il dottor Andrea Ambrosini della nefrologia del Circolo – Il programma crossover è attivo a livello nazionale già da alcuni anni: è molto complesso dal punto di vista organizzativo, ma offre l’opportunità di ottenere un trapianto anche in caso di incompatibilità tissutale. Fino a pochi anni fa queste catene di trapianti potevano essere attivate solo grazie ad un donatore samaritano, cioè ad una persona che dona spontaneamente un suo rene per il bene della comunità. Da quest’anno è attivo su tutto il territorio il programma crossover Dec-k, ideato dal Centro di Padova, che prevede l’innesco della catena di trapianti incrociati da parte di un donatore deceduto. Dal 2012, inoltre, è attivo un accordo internazionale tra alcuni paesi europei (Italia, Spagna, Francia e Portogallo) denominato South Alliance for Transplant, che permette di estendere a questi paesi la ricerca dell’organo migliore per compatibilità e di effettuare scambi di organi nell’interesse comune, un’ulteriore conferma degli sforzi che la comunità scientifica dei trapianti svolge per implementare questa attività. I dubbi e la diffidenza devono lasciare spazio a entusiasmo e partecipazione. Solo così potremo avere tante altre splendide storie simili» a quella dei due pazienti coinvolti.

Da quest’anno la Nefrologia ha attivato un ambulatorio dedicato alla incentivazione del trapianto di rene da donatore vivente ed alla promozione della donazione sul territorio.

«Abbiamo già in carico circa trenta coppie, che hanno iniziato un percorso di valutazione clinica, psicologica ed immunologica – continua il Dott Ambrosini – vogliamo portare a termine l’iter nel minor tempo possibile per dare anche a loro la possibilità dello stesso lieto fine. Sono numeri estremamente positivi che vanno oltre le più rosee aspettative e questo ci da tanto entusiasmo: può essere la base per una ulteriore crescita del Centro Trapianti varesino».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 25 Novembre 2019
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