Sangue sotto ai portici: «Ecco come abbiamo risposto»
Il colonnello Claudio Cappello spiega i retroscena delle indagini che hanno portato all'arresto del sospettato dell'aggressione di luglio con una bottiglia rotta usata per accoltellare un uomo al collo
I tre puntini tatuati sotto all’occhio del sospettato, li hanno trovati ascoltando le testimonianze, che si chiamano investigazioni “vecchio stile”.
Ma la scia informatica che si porta appresso qualunque apparato telefonico, il riconoscimento facciale grazie alle telecamere e agli altri derivati della tecnologia hanno rappresentato un mix che a pochi mesi dalla commissione di un grave fatto di sangue ha consentito ai militari dell’arma di risolvere il caso e portare all’arresto del marocchino trentanovenne accusato della coltellata alla gola portata al connazionale a metà di luglio.
Fatto di sangue, di cronaca nera di forte impatto sociale, tanto che fu uno dei punti all’ordine del giorno di uno dei comitati per l’ordine e la sicurezza, tavoli che settimanalmente si tengono alla prefettura.
«È stata un’operazione che ha messo in risalto la preparazione dei nostri uomini, in particolare dei militari alle dipendenze del capitano Matteo Russo, ma anche alla reale volontà dei nostri militari di intervenire per assicurare la sicurezza che i cittadini chiedono».
Sono parole che a prima vista possono suonare retoriche, ma che per il colonnello del carabinieri di Varese, alla guida del comando provinciale Claudio Cappello rappresentano un grande punto di vanto.
«Ci mettiamo nei panni dei cittadini che frequentano le stazioni, i luoghi di passaggio e di grande transito, il parcheggio da raggiungere dopo una giornata di lavoro, o il viale da percorrere al mattino quando è ancora buio: la presenza di un’auto di pattuglia, che in questi mesi abbiamo garantito, e l’osservazione di questi luoghi da parte dei nostri militari, anche a Gallarate, ha consentito di evitare il riproporsi di episodi come questi», ha ricordato Cappello.
L’arresto di questa mattina è da inquadrarsi proprio in quest’ottica. L’indagato – ora in carcere a disposizione dell’autorità giudiziaria – era irregolare sul territorio nazionale, con precedenti penali.
Ma il profilo forse più interessante delle indagini è rappresentato dalla costellazione di reati di cui l’uomo è sospettato: l’escussione dei testimoni durante le indagini è servita proprio a questo e ne sono emersi panorami di furti nei supermercati a Somma, Castellanza, Samarate e Gallarate e un secondo episodio di rapina
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