“Sciopero della fame per vedere le mie bambine“
Un detenuto varesino rinchiuso a Monza ottiene quanto richiesto: poter riabbracciare le figlie

I reati per i quali è in carcere non sono di certo leggeri: l’operazione “Fire“quel brutto episodio di stalking ai danni si una donna per anni vessata, ma soprattutto il sequestro di persona di un possibile testimone, che per essere convinto a non dire nulla di un incendio fu portato di fronte a una buca scavata nel bosco: «Se parli, farai questa fine».
Questa è la contestazione: il sospetto di non colpevolezza deve valere, come sempre, fino all’ultimo grado di giudizio, sebbene B.M., 38 anni, varesino, fosse rimasto implicato anche anni addietro in altri episodi che lo portarono i carcere, e svariate volte dinanzi a un giudice. Un poco di buono, pensa l’uomo della strada. Ma anche un padre di famiglia che vuole vedere le proprie figlie, due bambine di 6 e 8 anni.
L’accusato ha fatto il giro di numerose carceri: Como, Pavia, i Miogni di Varese. Ora è a Monza. «Dopo reiterate richieste alla magistratura per poter vedere almeno una volta la settimana le sue figlie, mio marito ha ricevuto negli ultimi tempi una serie di “no“, giustificati dalla “tenera età“ delle bambine, sebbene già negli anni scorsi nessun altro magistrato si oppose alle visite».
La scorsa settimana sempre nel carcere di Monza, l’uomo smette di mangiare. «Dopo alcuni giorni di sciopero della fame e della sete, finalmente la situazione si è sbloccata e venerdì scorso è riuscito a stare un’ora con le piccole nella sala adibita a ludoteca, nel carcere di Monza. La prossima visita è fissata per il 13 dicembre, sempre un venerdì: spero che non si debba ancora ricorrere a questi espedienti per veder riconosciuto il diritto di poter abbracciare i propri figli», conclude la donna.
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