Disabilità e diritti, la battaglia vinta da Alessandro e Laura per l’ora di nuoto

Uno studente disabile stava per essere escluso dall'ora di nuoto prevista perché non era stato trovato nessuno che lo accompagnasse. L'avvocato Arabini ha scritto alla Prefettura

piscina manara

E alla fine il tuffo in piscina è arrivato. Una nuotata con i compagni di classe durante l’ora di educazione fisica, capace di regalare un’emozione speciale ad un ragazzo di 17anni.

Già, perché per Alessandro aver partecipato alla lezione odierna in piscina rappresenta una vera e propria vittoria, frutto dell’impegno e del coraggio di sua mamma Laura: colpito da una forma di disabilità che lo costringe a vivere su una sedia a rotelle, Alessandro ha rischiato di veder uscire i suoi compagni per andare in piscina, rimanendo solo in classe. «Non posso più tollerare che mio figlio sia discriminato – spiega la madre del ragazzo, Laura Rigolio – se un’attività viene inserita nell’offerta didattica, è giusto che la scuola si preoccupi di consentire a tutti gli studenti di prendervi parte».

Alessandro frequenta il liceo artistico Candiani di Busto Arsizio dove quest’anno è stato previsto per gli studenti un corso di nuoto, corrispondente a sei lezioni di educazione fisica, da tenersi presso le adiecenti piscine Manara. Se per i suoi compagni si sarebbe trattato solo di attraversare la strada e tuffarsi in vasca, per Alessandro era necessario che qualcuno lo accompagnasse negli spogliatoi, si occupasse di svestirlo, mettergli il costume e portarlo in vasca, per poi badare a lui dopo l’attività sportiva.

Una necessità che gli stava per essere negata: «Mi sono mossa per tempo – evidenzia Laura – già da novembre ho contattato l’istituto scolastico e l’Amministrazione comunale affinché si occupassero di cercare una persona che desse aiuto a mio figlio. Mi è stato risposto che la scuola garantisce il supporto del bidello per andare ai servizi, durante le lezioni, e il Comune si occupa degli educatori, ma per il nuoto non c’era modo di ottenere qualcuno».

L’amarezza più grande per Laura è stata sentirsi proporre che fosse proprio lei ad accompagnare il figlio in vasca: «Sono compromessi che ho accettato in passato – mentre Ale frequentava la terza media andai con lui in gita, pur di non fargli perdere quell’esperienza – ma adesso non ho più intenzione di rinunciare ai suoi diritti. Se lo avessi accompagnato io in piscina avrei creato un precedente e l’anno prossimo la scuola avrebbe tranquillamente potuto suggerire la stessa organizzazione, ma ciò non è corretto, né per me, né per altre famiglie nelle nostre condizioni a cui avrebbero negato un aiuto, pretendendo un supporto famigliare. Io sono solo un genitore: sono scuola e istituzioni a dover garantire questo servizio a noi famiglie».

Al fianco di Laura, l’associazione Ledha, che si occupa di tutela dei diritti dei disabili:  «Il loro supporto è stato fondamentale, mi hanno aiutato a conoscere le normative in materia e ad essere certa che stavo chiedendo solo ciò che dovrebbe esserci garantito per legge».

Nonostante il coraggio e la forza emotiva di Laura, messi a dura prova da mesi di attese vane, sembrava che le lezioni in piscina sarebbero iniziate senza Alessandro, fino all’intervento dell’avvocato Miriam Arabini. «La scorsa settimana abbiamo inviato una lettera alla Prefettura, al comune di Busto Arsizio, al liceo Candiani e all’ufficio territoriale scolastico, denunciando la violazione dei diritti del ragazzo disabile – chiarisce l’avvocato – spiegando quanto l’attività esterna alla scuola avesse carattere inclusivo per lui, con un reale beneficio psico-fisico. Abbiamo evidenziato come, al momento in cui si è deciso di proporre agli studenti questa attività sportiva, si sarebbe dovuto riflettere subito sulle necessità del giovane portatore di disabilità. Ma ciò non è stato fatto. Si tratta di adempiere alla legge e di tutelare i più fragili».

Solo la lettera dell’avvocato è riuscita a smuovere la situazione: «Oggi Alessandro ha potuto nuotare con i suoi compagni di classe. Una grande vittoria, il cui merito però, va soprattutto all’associazionismo e, in particolare, all’aiuto che organismi di volontari come le Cuffie Colorate Pad sanno regalare alle persone in difficoltà – sentenzia Arabini – Un volontario di questa associazione, Tiziano, ogni lunedì aiuterà Alessandro a prepararsi per il nuoto, permettendogli di non rinunciare a questa ora di sport. Un grande applauso va poi a Laura, che ha saputo battersi per quei diritti negati che spettavano e spettano ad Alessandro».

Dalle parole di Laura escono solo ringraziamenti per chi ha combattuto al suo fianco: «Un grazie a Paolo Orofino, responsabile di vasca alla Piscina Manara, per la disponibilità e gentilezza. Un grazie a Massimo Vitali per l’aiuto con le Cuffie Colorate Pad. Grazie all’associazione Ledha e all’avvocato Miriam Arabini per il costante supporto: Alessandro era molto felice oggi dopo l’ora in piscina. Spero che altre famiglie scelgano di lottare per ciò che dovrebbe esserci sempre garantito per legge».

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Pubblicato il 18 Febbraio 2020
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